di Gabriele Rizza
La cronaca di questi giorni ci conferma che il Vaticano ha diritto di esprimere la sua sulla vita pubblica italiana solo quando si schiera a favore dell’immigrazione. La presa di posizione della Santa Sede sul ddl Zan – che non è affatto di contrarietà, ma solo di chiarimento perché in effetti il disegno di legge lascia molto all’interpretazione, e lo fa su concetti fondanti e fondativi come quello di uomo e donna – non è affatto piaciuta ai soloni del politicamente corretto, del sorriso e dei buoni: subito schierate le solite star come Fedez, che questa volta può andare oltre l’attacco a Pillon della Lega. Subito schierati gli estremisti dei diritti civili del PD e della sinistra liberal.
Eppure negli ultimi anni avevamo assistito ad una sorta di allineamento tra Vaticano e liberal, sovvertendo quell’associazione “cattolico = conservatore” erroneamente parte dell’immaginario pubblico, grazie alle critiche di preti, cardinali e anche di Papa Francesco alle posizioni di Matteo Salvini all’immigrazione. In quel momento, tutto il mondo liberal italiano aveva applaudito le prese di posizione e quindi l’entrata del Vaticano nelle questioni pubbliche italiane. Invece, con la posizione quasi avversa al ddl Zan del Vaticano, la sinistra è tornata prepotentemente a rivendicare la laicità dello Stato, che è una rivendicazione giusta ma anche ipocrita perché dà diritto ad un soggetto di esprimere la propria opinione solo se in linea con l’idea mainstream. Del resto, il progressismo dei nostri tempi è così, come una religione intollerante: esiste il giusto che deve fare il possibile per eliminare gli ostacoli contro il progresso. Per loro non esistono idee diverse, esistono solo idee sbagliate e disumane, mentre le loro sono quelle giuste e umanitarie. Il risultato è che mentre si cerca di tutelare una minoranza o il diritto di qualcuno, si censura la democrazia. Sei libero di dire quel che vuoi finchè la pensi come loro. Chissà se in Vaticano lo hanno capito.