di Gabriele Rizza
Tra restrizioni, mancati redditi, disoccupazione e serrate (ogni tanto è bello utilizzare la nostra lingua, senza usare l’inglesismo lockdown), l’Istat ha certificato nel 2020 un crollo dei consumi delle famiglie italiane del 9% rispetto all’anno precedente, il 2019. Un calo che non aveva pari dal 1997, anno in cui è iniziata la parabola discendente dell’economia italiana, anno in cui l’Italia si aggrappò al cambio fisso tra le monete europee che anticipava l’entrata in vigore dell’euro. Il livello di spesa delle famiglie nel 2020 è stato così pari a quello di vent’anni fa, nel 2000.
La pandemia è stata un gravissimo incidente che ha fatto contrarre le spese sia per impossibilità di spendere in determinati settori, come i viaggi e l’industria culturale e dell’intrattenimento, ma anche alla contrazione dei redditi e all’aumento della disoccupazione. Il calo poi testimonia le diverse velocità con cui viaggia l’Italia, perché la lettura del calo dei consumi tra nord e sud del paese assume significati diversi. Se da una parte il calo dei consumi è stato più doloroso nel Nord Italia, -10,2% il Nord-ovest e -9,5% il Nord-est), nel sud è stato inferiore dell’8,2%, un dato quindi inferiore rispetto al nord. Sembrerebbe un controsenso considerate le differenze tra le economie di nord e sud, eppure il dato non certifica altro che la realtà di un sud che consuma principalmente per soddisfare le spese primarie, come affitto, alimenti, bevande e utenze. Infatti, per le spese considerate primarie, le famiglie del mezzogiorno spendono circa il 25% del proprio reddito, mentre quelle del nord il 17,9%, il resto è destinato a spese per soddisfare i bisogni più colpiti dagli effetti della pandemia, dall’abbigliamento al turismo, dal teatro alla ristorazione. Oltre alle differenze economiche di partenza, il nord è stata la zona d’Italia che ha subito le chiusure per più tempo, basti pensare alla regione Lombardia, motore – insieme al Veneto – dell’economia nazionale.
Un quadro che certifica il galleggiamento ventennale del sud Italia, alle prese con disoccupazione e calo della popolazione, con un nord che resta in piedi e a cui toccherà mettersi in prima fila per trainare il paese. Gli imprenditori e i lavoratori lo sanno: come al solito, la rinascita del paese sta tutta nelle loro maniche tirate su e nella loro creatività. Il Recovery Plan potrà essere solo una bella sorpresa.