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venerdì, 22 Novembre, 2024

CRISI: LETTA PARLA DI TRADITORI. Cosa succederà ora. Le posizioni dei partiti

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Parole comprensibilmente amare, quelle pronunciate da Enrico Letta nel tardo pomeriggio di giovedì, subito dopo avere annunciato le proprie dimissioni da presidente del Consiglio. Frasi non proprio concilianti nei confronti del Pd che lo ha sfiduciato: “I farisei mi hanno sfiduciato – ha detto il premier -, ho capito che i mediatori mi avevano teso un tranello. Non sarebbe dignitoso accettare un qualche strapuntino”.

Prima di congedarsi da Palazzo Chigi, il premier decadente ha voluto brindare con i collaboratori, in mattinata l’ultimo Consiglio dei ministri prima della salita al Colle per rassegnare le dimissioni: “Vado via con il favore popolare, con la maggioranza degli italiani che non vede di buon occhio quanto successo. E’ stata un’operazione sbagliata per il Paese”, ha confessato ancora Letta, “sono saltate tutte le regole a cui eravamo abituati. Ma sono sereno per avere salvato un capitale di credibilità”.  

Via Letta, adesso che succede? Lo scenario più semplice potrebbe essere questo: venerdì prima di pranzo Letta sale al Colle e formalizza le dimissioni. Il capo dello Stato predispone un calendario di consultazioni lampo che potrebbero partire già venerdì sera o svolgersi interamente nella giornata di sabato. Entro domenica l’incarico a Matteo Renzi. In tempo per presentare lunedì ai mercati il nuovo esecutivo a guida Renzi. 

Con qualche maggioranza? Scontata la chiusura di M5S, ecco come sono le posizioni in campo.

FORZA ITALIA
È un Silvio Berlusconi critico quello che con i fedelissimi commenta la decisione di Matteo Renzi di andare a Palazzo Chigi senza passare prima dalle elezioni. “Aveva sempre detto di volere una legittimazione popolare – è il ragionamento – ed ora smentisce se stesso”. Insomma il giudizio positivo sul leader Dem sembra già un lontano ricordo. Sarà comunque Berlusconi a guidare la delegazione che salirà al Quirinale per le consultazioni. Una sorta di sfida a Napolitano. 
Giovanni Toti ribadisce l’intenzione di Forza Italia di voler “fare un’opposizione responsabile. Voteremo – dice in un’intervista al Tg5 – i provvedimenti che riterremo utili per il Paese. Non voteremo quelli che non riterremo utili. Continueremo a dare il nostro appoggio alle riforme a partire dalla legge elettorale”.

NUOVO CENTRODESTRA – Ok a Renzi ma… Non chiude a un governo Renzi ma, allo stesso tempo, non esita ad annunciare che se non ci sarà spazio per le istanze del centrodestra è meglio andare al voto. Angelino Alfano pone già dei paletti ben precisi al progetto renziano, consapevole che il sindaco di Firenze, per andare a Palazzo Chigi, avrà bisogno anche dei voti di Ncd, soprattutto al Senato. E, fedele al proprio ruolo di ago della bilancia, Alfano prende tempo e si dice disponibile a un nuovo esecutivo solo dopo un confronto su programmi e cose da fare. A una condizione: che l’esecutivo Renzi non sia un governo politico virato a sinistra.

POPOLARI UDC 
Popolari per l’Italia e Udc sono aperti al governo Renzi, ma con riserva. “Il Pd può cambiare il presidente del Consiglio, ma non la natura del governo. Non si può passare da un governo di intese con la sinistra a un governo di sinistra”, è il loro aut-aut. 

SCELTA CIVICA 
Chiaro, invece, l’endorsement di Scelta Civica, che si dice soddisfatta di quanto accaduto al largo del Nazareno: “Chiedevamo chiarezza al Pd e chiarezza abbiamo avuto, soprattutto sulla linea di radicale cambiamento di cui c’è bisogno”. Oltre ai voti dei civici, però, Renzi avrà bisogno anche di quelli di Ncd. E Alfano non esita ad alzare la posta in gioco: “Non siamo certi del buon esito di questo tentativo, comunicheremo agli italiani le prossime mosse”.

LEGA NORD 
”Un minuto dopo l’incarico a Renzi, come segretario della Lega gli chiederò un incontro per sapere quello che vuole fare”: lo ha detto Matteo Salvini. ”Ciò – ha aggiunto – premesso che per noi la via maestra in un Paese normale sarebbero le elezioni”. 

SEL 
L’atteggiamento da tenere davanti al governo Renzi riapre il congresso di Sel e il dilemma del rapporto con il Pd: il presidente Nichi Vendola ha tentato nuovamente di bloccare qualsiasi ipotesi di confronto con Renzi, ma sono anche aumentate le voci (da Migliore a Fava) di chi invita invece ad “andare a vedere le carte”, nella speranza di una discontinuità tra Letta e Renzi che giustifichi un dialogo se non addirittura un appoggio al nuovo governo.

La Critica

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