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sabato, 16 Novembre, 2024

COVID E DIGITAL DIVIDE: L’OPPORTUNITA PER UN BALZO VERSO IL FUTURO

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di Martina Biassoni

Divario Digitale o Digital Divide, uno dei problemi più sollevati dall’inizio del periodo di trasformazione digitale che ha ricevuto grande slancio dal Covid e dalle necessarie misure per contenerlo. Il divario digitale non è altro che il gradino, la differenza esistente fra chi possiede l’accesso alle tecnologie e all’informazione digitale (information haves) e chi non le possiede o ne ha in minor misura (information havenots); questo divario però, ora che la digitalizzazione è sempre più estesa, non è soltanto evidenziabile fra nativi digitali e nativi pre-digitali, ma anche e soprattutto come segno distintivo di classi sociali, etnie o gruppi di popolazione svantaggiati e relegati ai margini della società industrializzata solo perché possiedono strumenti tecnologici molto vecchi e che si ritrovano svantaggiati nelle pratiche di lavoro quotidiane.

Il Digital Divide però si presenta inizialmente solo come un problema in cui per scelta o perché obbligato, qualcuno si ritrova in una posizione di svantaggio sociale che si evolve in un circolo vizioso che impedisce elevazione sociale e favorisce la posizione di svantaggio sociale: se fino a trent’anni fa l’uomo ambizioso, capace, abile e con gli strumenti mentali e culturali necessari a raggiungere una posizione lavorativa di successo poteva raggiungere i propri obiettivi con le proprie capacità, oggi è, per qualcuno con la stessa tempra e determinazione, quasi impossibile quando le capacità personali non sono integrate da strumenti tecnologici all’avanguardia (quali pc e tablet) ed una connessione web competitiva, veloce e che permetta all’interessato di raggiungere i propri obiettivi.

Per far fronte a questo problema, già nel 1996, Al Gore – il Vice-Presidente degli Stati Uniti durante gli anni dell’amministrazione Clinton –   inizia a suggerire due possibili scenari che si sarebbero potuti sviluppare nel futuro fra gli information haves e gli information havenots, ovvero fra coloro i quali avevano accesso alla progressiva digitalizzazione del mondo per cause socio-economiche e culturali, e coloro che invece non ne avevano le possibilità.

Il primo scenario, quello della normalizzazione, è decisamente uno scenario più ottimistico che tiene conto di fattori variabili micro (variabili socio-demografiche) e di fattori variabili macro (fattori economici ed istituzionali) e sostiene la progressiva eliminazione del Digital Divide, il quale progressivamente andrà a normalizzarsi e ad esaurirsi totalmente nel continuo livellamento delle competenze digitali, tenendo conto del progressivo invecchiare della popolazione ed il progressivo democratizzarsi dell’accesso ai dispositivi digitali.

Il secondo scenario, quello della stratificazione, più negativo rispetto alla normalizzazione e che consiste nel progressivo stratificarsi delle differenze che incrementano le disuguaglianze con il passare del tempo. Anche in questo scenario subentrano fattori variabili micro e fattori variabili macro che avranno effetti sempre più discriminatori e sempre su diverse fasce della popolazione, già emarginate ed in difficoltà.

L’emergenza Covid-19 ha solamente sottolineato ed aggravato il problema: nel report “The Great Digital Divide: why bringing the digitally excluded online should be a global priority”  si evidenzia come in epoca pre-pandemia il 69% delle popolazioni prive di accesso ad Internet vivesse già in povertà, e che il 48% della popolazione offline desiderava avere accesso ad Internet. Per questa ragione, nonostante essa abbia creato disagi e problemi di ben altra natura, per quanto riguarda il discorso del Digital Divide, successivamente ad aver aggravato il divario sociale fra information haves ed information havenots, la pandemia da Covid-19 è stata il motore di riflessioni improntate in ottica di cambiamento, con essa si è evidenziato quanto l’essere offline porti all’esclusione sociale ed ostacoli l’accesso ai servizi pubblici: sentimenti di solitudine ed inadeguatezza, mancanza di contatto anche con i famigliari a causa di questa posizione di svantaggio, ma soprattutto la sempre maggiore difficoltà ad accedere ai servizi pubblici ed alle istituzioni che stanno sempre maggiormente trasformando i propri processi e le proprie pratiche digitalizzandole e “snellendole”, sta sempre maggiormente ponendo in difficoltà chiunque necessiti di accedere ai siti delle istituzioni o della Pubblica Amministrazione per sussidi, alloggi etc. Inoltre il Digital Divide comporta anche un divario di apprendimento e competenze che inevitabilmente vanno a limitare ed ostacolare anche la possibilità di carriera e di trovare lavoro: la mobilità professionale diventa un ostacolo per le persone prive di connessione e la possibilità di fare carriera è ridotta per chi ha scarse competenze digitali, per queste stesse ragioni il 44% degli intervistati offline sostiene che con l’accesso ad una connessione riuscirebbe a trovare un lavoro più remunerativo e al contempo a migliorare la propria formazione, il 41% del campione di offliners di età compresa fra i 22 e i 36 anni vorrebbe poter candidarsi online ad un lavoro.

Insomma, il Digital Divide non è un problema da stigmatizzare, ma di cui prendere atto ed insieme lavorare verso una normalizzazione della digitalizzazione trasversale, sia in diverse fasce d’età sia fra gruppi etnici e sociali discriminati “per tradizione”, da sempre esclusi dalla comune e normale quotidianità che i gruppi privilegiati affrontano con semplicità. La responsabilità di colmare il divario deve essere condivisa, deve diventare obiettivo comune – soprattutto in seguito all’emergenza Covid ed alla conseguente digitalizzazione delle pratiche lavorative e scolastiche – quello di assottigliare fino ad azzerare il divario digitale: le organizzazioni private devono guardare al mondo e riflettere sul ruolo che hanno in esso, devono analizzare e stabilire quali responsabilità abbiano nei confronti di stakeholders, clienti e dipendenti e nel frattempo governi ed istituzioni devono essere in prima linea e consentire l’accesso ad una connessione a tutti i gruppi emarginati, fornendo loro anche la possibilità di apprendere e capire come muoversi nel vasto mondo di internet per potersi assicurare posizioni lavorative più vantaggiose.

 Perché se non abbiamo capito quest’anno che la collaborazione, la cooperazione e l’aiuto reciproco sono fondamentali per stabilire le fondamenta per un futuro migliore e più accessibile per tutti, non solo per i privilegiati, siamo destinati a rimanere in un mondo che non è pronto al futuro che inevitabilmente piomberà fra noi.

 

in collaborazione con BSolutions Group

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