di Daniela Buonocore
In questo periodo di pandemia, dove tutta l’attenzione è rivolta ai dati riguardanti contagi e vaccini,
il controllo sulla criminalità rischia di sfuggire dalle mani. La criminalità infatti è pronta a cavalcare la crisi per reclutare nuove leve; aumentano spaccio di stupefacenti, furti e rapine. Negozi e banche vengono presi d’assalto, e la polizia cerca di rispondere alla meglio, entrando in modo capillare all’interno di più territori, sfruttando soprattutto la tecnologia per tener testa ai quartieri più a rischio. Francesco Messina, Direttore centrale Anticrimine della Polizia, ha firmato la circolare della DAC con le linee strategiche operative, e ha provveduto ad inviarla ai questori, per evitare rischi di infiltrazione della criminalità comune e/o organizzata.
Il rischio più grande che si corre è che, terminata l’emergenza covid-19, le mafie potranno inquinare con soldi sporchi i circuiti legali, aiutando così le imprese, che sono economicamente in difficoltà. Si intensificano, inoltre, spacci e condotte predatorie verso gli esercizi commerciali e gli istituti bancari, soprattutto verso gli esercenti che riforniscono la popolazione di generi di prima necessità, come farmacie e alimentari. Questo perché tra le strade vi si presenta uno scenario simile al Far West: ci sono sempre meno persone presenti per per le strade, (a causa delle regole necessarie per contenere il virus), e pertanto è più facile entrare e rubare. –“Ecco perché”- spiega Messina, -“è inevitabile partire con un sistema di prevenzione, basato su contromisure idonee, utilizzando tutti gli strumenti tecnologici disponibili. Uno tra questi è la videosorveglianza fissa, costituita anche dalle videocamere, e con la delocalizzazione attiva da quattro anni sulle volanti della polizia. Bisogna inoltre coinvolgere associazioni di categoria e cittadini, come la Confindustria e la Confartigianato, per potenziare il monitoraggio dei casi di “default economico” individuando le aree sensibili e ponendo in particolare l’attenzione sulle piccole e medie imprese destinate alla crisi. Bisogna sottolineare che le mafie possiedono una naturale capacità di adattamento ad ogni mutamento economico e sociale, pertanto sanno come infiltrarsi all’interno delle aziende messe in ginocchio dall’emergenza pandemica; ecco perché bisogna che le squadre mobili inizino già da ora ad investigare sulle imminenti criticità, in modo da poter rintracciare la criminalità organizzata. In merito a cio, la direzione generale anticrimine della Polizia di Stato ha inviato una nota a tutti i questori del Paese, elaborata dal servizio centrale operativo diretto da Fausto Lamparelli e dal servizio centrale anticrimine guidato da Giuseppe Linares. Nella nota si evince, in maniera chiara e concisa, un preciso allarme dell’intelligence della polizia, su come nei prossimi mesi le mafie potrebbero approfittare della crisi e su come le imprese potrebbero riscontrare un deficit di liquidità, essendo pertanto costrette ad affrontare, attraverso una profonda rivalutazione del mercato del lavoro, un flusso di finanziamenti ingenti. Ecco quindi descritto il contesto perfetto perché mafia, camorra, ndrangheta e mafie pugliesi, possono agire. Spaccio, estorsioni e denaro liquido, lasciato all’interno delle casseforti o custodito in rifugi, in tempi di criminalità, sono i primi bersagli per poi passare agli imprenditori che, colpiti da un’economia in dissesto, saranno costretti ad operare con altri metodi per restare in linea. La polizia sa bene che le mafie hanno modi diversi per ottenere il consenso sociale in questi tempi di crisi, uno tra questi, come spiegato da Leandro Del Gaudio, è quello di cui fa uso la camorra, distribuendo pane, pasta e altri generi alimentari all’interno dei quartieri napoletani. Piaceri che torneranno utili ai clan camorristici, che in tempi migliori busseranno alle loro porte con una richiesta di estorsione.