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sabato, 16 Novembre, 2024

COSA ASPETTARCI DAI VACCINI. Le speranze sono anche nel breve termine

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di Gabriele Rizza

Sui vaccini il primo errore è stato di comunicazione politica: presentati come la soluzione a tutti i mali e in tempi più brevi di quello che la realtà dice. Tante parole e promesse per coccolare e carezzare gli italiani disoccupati e alle prese con gli affitti da pagare; eppure i vaccini ci sono, ma in poche quantità e nemmeno gli scienziati possono confermare un punto essenziale nella lotta al Covid: che i vaccinati non contraggono l’infezione, che non possono trasmetterla e quanto tempo occorre dalla somministrazione per avere gli anticorpi necessari. È certo però che chi contrae l’infezione dopo il vaccinino è molto spesso asintomatico o con sintomi molto lievi, anche in età avanzata, e questa è un’ottima notizia perché è un sostegno importante al vero problema della pandemia: l’alto numero degli ospedalizzati e quindi il sovraccarico del sistema sanitario. Infatti, in UK e USA, paesi molto avanti con le somministrazioni, se i contagi restano comunque alti, il numero delle ospedalizzazioni si è ridotto drasticamente, offrendo così il tempo per proseguire con le vaccinazioni al fine di raggiungere finalmente l’obiettivo dell’immunizzazione di massa che si raggiunge con il 70% della popolazione dotata di anticorpi. Non bisogna quindi avere tanta paura dei contagi ma dei ricoveri, di certo media e politica su questo fronte hanno innescato reazioni psicologiche distorte, più per intimorire che per adesione alla realtà.

Buone speranze ci sono anche per un paese molto indietro con i vaccini come l’Italia: i risultati delle vaccinazioni nelle Rsa si vedono, sono calati i focolai e i casi gravi. La realtà è che da qui ad un anno o più, l’obiettivo non sarà eliminare il virus ma renderlo governabile dal sistema sanitario nazionale. In questo senso, è anche molto sbagliato il silenzio mediatico sull’arma che forse può valere più dei vaccini (infatti non si sa quanto duri l’effetto): i farmaci. Gli anticorpi monoclonali sono passati in secondo piano rispetto ai vaccini, eppure, l’uso di questa soluzione figlia dell’ingegneria genetica permette a soggetti positivi di veder ridotte del 70% le probabilità di ospedalizzazione. Franca e Germania hanno già ordinato milioni e milioni di dosi, l’Italia ancora è indietro e questo è un peccato capitale.

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