di Abbatino
Passi la solita tiritera dei litigi, passi il direttorio, passi la fine del sistema Rousseau e della democrazia diretta, passi la fine del movimento che corre da solo e che non vuole alleanze, passi e passi tutto, ma il suo fondatore no. Lui non può passare, non può andarsene oppure farsi mettere da parte senza combattere. E così è, Grillo non molla e può mollare. Hanno sbagliato anche a valutare Conte, un lord d’oltremanica, che vuole cambiare un movimento nato così come il comico genovese: sulla strada. Archiviati i Meet up, ormai già preistoria del movimento, non resta che tornare al fondatore. Quello non si può cambiare. Di Maio? Di Battista? Tacciono. Uno è a fare il ministro girando il mondo, l’altro gira il mondo senza fare il ministro. Resta solo Beppe, neppure Casaleggio junior, solo lui. L’unico che può invertire la deriva di una nave che affonda e che ormai si è appiattita sul pd pronta per essere inglobata e utilizzata dagli ex nemici a sinistra. La scatoletta di tonno sta per essere di nuovo riempita dal tonno stesso, quello dalle pinne rosse, ormai già definita l’altra faccia della sinistra. Draghi comunque è salvo, per adesso, fino a febbraio quando si voterà per il presidente della repubblica. Finita l’emergenza il conto sarà salatissimo per tutti e l’esperienza di governo dei grillini sarà presto archiviata, non dal parlamento ma dal popolo italiano. Già i primi segni ci sono stata con la fine di amministrazioni grillini sparse in tutta Italia. Presto cadrà Roma poi anche Torino. Fino a portarsi dietro il governo nazionale. È il destino di un movimento che legittimato dal popolo lo ha tradito. E quando finisce un amore come tra Conte e Grillo, finisce anche il consenso degli italiani.