segue da qui https://www.lacritica.org/conosciiltuosguardo-siate-misericordiosi-come-e-misericordioso-il-padre-vostro/
di Angelo Portale
Stiamo analizzando il concetto di misericordia. Abbiamo già visto i due significati di hésèd e di rahamîm. Amore incondizionato, il primo, che sceglie di essere fedele a prescindere dall’altro, che mette già in conto la disponibilità a perdonare. Il secondo invece ci riporta alle viscere materne, l’amore viscerale, anch’esso incondizionato, di una madre verso un figlio. Entrambi termini dell’Antico Testamento, si riferiscono a Dio.
Éléos, infine, nel Nuovo Testamento, traduce rahamîm ed ha lo stesso significato. Qui però è associato non solo a Dio Padre ma a Gesù stesso, capace di amare fino a commuoversi, fino a restarne coinvolto, sconvolto, intensamente compromesso.
Cerchiamo di fare una sintesi ora. La misericordia è l’essenza più profonda di Dio. Il modo più tangibile in cui si è manifestato il Suo amore per noi umani. È la santità stessa di Dio. Nel libro del Levitico c’è un altro versetto bellissimo, che colleghiamo al lucano «Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro», è: «Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo» (19,2). Cosa vuol dire per noi questo comando? Di certo, essere santi come Dio, non vuol dire essere perfetti, non vuol dire acquisire un livello morale talmente alto che non sbaglia mai, non vuol dire fare tutto giusto. Essere santi vuol dire essere misericordiosi. Sentire e vivere la sintesi delle tre sfumature di misericordia che abbiamo or ora descritto. Non ci è concesso non sbagliare mai. Possiamo però scegliere di essere più misericordiosi, se il nostro Dio è veramente il Dio di Gesù Cristo, se il nostro Padre è veramente il Padre di Gesù Cristo, se cioè abbiamo fatto esperienza profonda di questo tipo di amore: misericordioso, viscerale, basato sulla Sua fedeltà e non sulla nostra. Non si può essere santi, cioè accoglienti (perché la santità è misericordia e questa incondizionata accoglienza), se non si ha gratitudine per Dio. È quest’ultima infatti la vera origine, in noi umani, dell’amore-misericordioso. La misericordia disinteressata sgorga dal pozzo della gratitudine, se lo abbiamo scavato. Nessuna relazione può essere autentica e duratura se non si basa sulla misericordia.
Come posso dirmi figlio di Dio, in quanto cristiano e non solo in quanto Sua creatura, se dentro di me non abita questa riconoscenza, questa conoscenza, questa esperienza? Se amo facendo sempre sentire in debito? Se tengo sempre i conti sugli errori degli altri? Se condanno e giudico in continuazione?
Tra gli umani l’amore può essere vissuto soprattutto solo sotto forma di misericordia. È la misericordia il vestito più bello che possiamo indossare, che più ci identifica con le nostre nobili e sante origini di figli del Dio santo perché misericordioso e misericordioso perché santo.
Se sarete misericordiosi, sarete santi. Se siete santi, siete misericordiosi. Se siete misericordiosi, è il Padre di Gesù il vostro Padre. E non perché Lui ha scelto voi e non gli altri, ma perché in qualche modo voi avete scelto Lui, che comunque da sempre ha scelto tutti, ma non tutti purtroppo l’hanno saputo riconoscere e accogliere come Padre. Perciò, se nella vostra esistenza è accaduta questa grazia, sappiate che vi viene chiesto di renderla visibile agli altri, con la vita e, se serve, anche con le parole. [… continua …]
Ciao Angelo, questo articolo mi ha toccata è molto profondo! Grazie per la tua condivisione….
Mi fa piacere.
Insomma…. io non sono proprio d’accordo. La santità è una cosa, la misericordia un’altra. Ricordiamo che Dio è tre volte santo, e che santo vuol dire impeccabile. Quindi santità e misericordia sono due cose distinte. Voglio ignorare il sottile richiamo all’accoglienza che sembra riportarci ad una situazione attuale di clandestini, profughi e naufraghi vari.
Se Dio è tre volte santo, e quindi è tre volte impeccabile, essere santo una sola volta non è roba da poco, specie perchè deve essere santo l’uomo, che è fatto a immagine e somiglianza di Dio.
Esortare ad essere santi è esortare ad essere perfetti. La misericordia è un solo aspetto, una sola faccia delle tante facce che ha la santità. Cerchiamo di innalzare l’uomo a Dio, e non di abbassare Dio a livello umano. Togliere alla Santità il suo altissimo grado di perfezione significa gettare le perle ai porci. Da “porci” dobbiamo diventare “umani” e da “umani” dobbiamo non solo riconoscersi ad essere figli di Dio, ma realizzare questa condizione. E questa condizione non si potrà mai realizzare in questo mondo, perchè il Regno di Dio non è di questo mondo.
Gentile Marco, la ringrazio innanzitutto per il feedback perché aiuta sempre a ricevere più luce. È legittimo che lei non sia tanto d’accordo. Neanche io sono d’accordo con quello che dice, e non teologicamente, ma perché lei crede che la mia riflessione faccia scadere la santità di Dio. Mi crede così ingenuo e non preparato da pensare di non sapere che Dio è tre volte santo? Che è impeccabile? Per quanto riguarda “il sottile richiamo all’accoglienza”, ciò che lei suppone è solo una sua interpretazione arbitraria che non ha accolto per niente quello che dicono le mie parole. Io parlo di accoglienza verso l’altro in generale e per accoglienza intendo la capacità di non avere pregiudizi nel relazionarci, di non mettere etichette, di lasciare che l’altro “sia” così come è senza sentire la necessità di cambiarlo. Quanto poi a quelli che lei, quasi con sufficienza, chiama “clandestini, profughi e naufraghi vari”, sappia che a mio avviso l’accoglienza vada esercitata anche verso di loro. A mio avviso non ho per niente abbassato Dio all’uomo nè tantomeno abbassato l’uomo ad un livello più basso. Per concludere rimango dell’opinione che il modo migliore per noi umani per conoscere la santità di Dio è la misericordia. Così come sono fermamente convinto che per l’uomo la perfezione è la misericordia (che non esclude il desiderio di crescere moralmente, anzi!) verso gli altri, ed è possibile già realizzarla molto in questo mondo. Non so cosa lei intenda per perfezione, scrive che dobbiamo riconoscere e realizzare il nostro essere figli di Dio però allo stesso tempo mi parla, come già le ho detto, dei naufraghi e dei clandestini come se fossero ciarpame da scartare. Insomma, veda lei. Cordiali saluti