di Angelo Portale
C’è un tempo per ogni cosa, dice Qoelet: «[…] un tempo per nascere e un tempo per morire». Noi potremmo aggiungere: c’è un tempo per morire e uno per rinascere.
La vita è costellata anche di tante necessità, sia a livello biologico, sia a livello spirituale.
Non c’è parto senza doglie.
Non c’è crescita senza trasformazione.
Non c’è trasformazione senza sofferenza.
Non c’è luce senza tenebre.
Non c’è meta senza viaggio.
Non c’è amore senza dolore.
Non c’è risurrezione senza morte.
Non c’è morte senza risurrezione.
Chi non sa morire rimane solo.
Per portare frutto, il chicco di grano deve morire. È una necessità. Poi diventerà pane per essere mangiato e non per restare in bella mostra ed essere ammirato. Chi non si lascia mangiare, come il pane, dopo un po’ s’indurisce e non serve più a nulla. Gesù ha parlato di sé come pane della vita. Si è fatto pane e si è fatto mangiare. Non a caso nacque in una mangiatoia! Se vuoi veramente servirlo, devi seguirlo. E, dove è stato lui, dovrai essere anche tu: sulla croce. Dopo risorgerai.
Perché chiedi insistentemente a Dio di amarlo di più, di seguirlo di più, di servirlo di più, se non vuoi andare sulla croce, se non permetti a nessuno di crocifiggerti, se non vuoi essere pane che si spezza per gli altri e si lascia mangiare? Porterai frutto solo se farai morire il tuo orgoglio, la tua superbia, la tua presunzione, la tua vanità.
«Il regno di Dio è dei violenti», dice il vangelo, cioè di quelli che dichiarano guerra alla parte di sé che deve morire, di quelli che sanno aspettare pazienti sotto terra come il chicco, per poi diventare grano, farsi mietere, farsi macinare, impastare, infornare, mangiare dagli altri. La vita passa molto velocemente. Alla fine della vita saremo giudicati sull’amore. Si muore per amare ma si ama per non morire più.
Quante tristezze provengono dalla scelta, più o meno consapevole, di non voler morire!