«Non quello che entra dalla bocca contamina l’uomo ma quello che esce dalla bocca».
Più “invecchio” più mi rendo conto della verità di questa Parola, più mi accorgo che racchiude una sapienza talmente profonda, divina possiamo tranquillamente dire, che, se accolta, consapevolizzata, messa in pratica, può cambiare realmente la qualità della nostra vita.
In generale si dà poca importanza al linguaggio, idem ai pensieri. Su questi diciamo che non riusciamo a controllarli, nei confronti del primo invece il più delle volte siamo superficiali, pretenziosi, presuntuosi, lamentosi.
“Controllare” il linguaggio è salvezza dalla nostra stupida morbosa voglia di fare le vittime. Scegliere il linguaggio, con cura, significa influenzare positivamente anche il pensiero. Ci lamentiamo di avere pensieri che ci fanno soffrire o ci infastidiscono e poi non facciamo nulla per apportare un profondo cambiamento al nostro modo di parlare. Non teniamo conto del fatto che se parliamo in modo sano anche i nostri pensieri saranno in tal senso influenzati.
Ci lasciamo andare a parole demotivanti su noi stessi, che ammazzano l’autostima e gli stati d’animo sereni pensando di aver ragione di lamentarci. Poi ci sentiamo peggio di prima e incolpiamo gli altri e la vita. Ci piace ricamare negativamente sulla vita degli altri, negativizzare tutti e tutto, e poi continuiamo a lamentarci di come vanno le cose. Invece di prendere le difficoltà come opportunità per crescere, purificarci, migliorarci, conoscerci, ci svincoliamo volentieri dal prendere in mano le cose e affrontarle con coraggio e audacia.
Se è vero che i pensieri creano il linguaggio e anche vero che il linguaggio crea i pensieri.
Entrambi creano la realtà attorno a noi.
Osserva il linguaggio che usi verso gli altri, verso te stesso, verso Dio, verso la vita. Vedrai un anticipo di ciò che stai attraendo. Gratitudine porta gratitudine. Benevolenza porta benevolenza. Misericordia porta misericordia. Comprensione porta comprensione. Lamentela porta altre occasioni per continuare a lamentarsi. Vittimismo attira anime che ti possano confermare nel ruolo che hai scelto di vivere.
Non è quello che accade esternamente che ti uccide, ma quello che esce da te: pensieri, parole, opere, omissioni. Quello che accade all’esterno è sempre riflesso di ciò che c’è dentro di te. Quello che accade all’esterno è sempre occasione per conoscerti. Quello che accade all’esterno semplicemente si colora delle tinte che tu scegli di dargli. Non ti conviene mai lamentarti e fare la vittima. Non ti conviene. Punto.
Quello che esce da te, pensieri, parole, opere, omissioni, costruisce la rete che troverai a salvarti o a limitarti.
Non incolpare mai gli altri, né te stesso. Non è questione di colpa, ma di responsabilità.
Dipende da noi costruire o distruggere. Lo si fa già con le parole. «Il linguaggio è la casa dell’essere», scriveva Heidegger. Cura perciò il tuo linguaggio, sempre, in tutto, verso tutto, verso tutti. Il tuo linguaggio si prenderà cura di te.
di Angelo Portale