di Angelo Portale
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Quando le esperienze sono vissute secondo una modalità accogliente poiché non vengono percepite come minacciose, il Sé non può non strutturarsi in modo coerente e restare disponibile poi, almeno nella valutazione, anche a ciò che è ignoto o che risulta minaccioso. Aumentano pertanto sia la disponibilità sia la capacità di comprendersi e quindi anche quella di modificarsi quando è necessario e significativo farlo. Si diventa cioè più autonomi e, più si è autonomi, più cresce la capacità di comprendere gli altri e di accettarli come persone a loro volta autonome (o che tendono verso l’autonomia). Detto in modo lapidario e metaforico: uno schiavo che è stato capace di liberarsi perché è stato aiutato senza essere giudicato, sarà capace di penetrare il mondo percettivo di un altro schiavo, saprà metterglisi accanto senza giudicarlo e saprà aspettare i suoi tempi per facilitarlo a liberarsi.
Allorché le difese psicologiche tendono ad abbassarsi, grazie ad un clima non giudicante in cui si respira accettazione e dove le relazioni sono vissute positivamente, il soggetto può avvicinarsi al suo vissuto viscerale ed emotivo senza sentire la necessità di negarlo o di alterarlo per renderselo più tollerabile. Può accoglierlo e può comprenderlo. Può avvicinarsi alle sue esperienze profonde e dar inizio ad un percorso in cui il suo Sé si ristruttura. Tale riorganizzazione ha sempre origine da un momento di insight, un momento cioè in cui avviene un incontro con una parte di sé nuova, non consapevolizzata o inedita, oppure con elementi rimossi in quanto traumatici.
L’insight genera un momento fondamentale di luce, di acquisizione, di apprendimento, di riorganizzazione del campo percettivo, di trasformazione e risignificazione dell’esperienza che passa da una destrutturazione di vecchi schemi percettivi e interpretativi e porta ad una ristrutturazione del Sé facendolo diventare più comprensivo, sciolto, spontaneo, malleabile, efficiente. Con l’insight la percezione di sé passa da un momento profondo di revisione che non tocca solo il presente ma anche passato e futuro.
Non dobbiamo dimenticare, infine, che ogni trasformazione, pur se positiva, è comunque sempre un momento di crisi, cioè un «[…] momento transitorio di disorientamento aperto al rischio di ulteriori blocchi emotivi e regressioni» (Bruzzone D., Carl Rogers. La relazione efficace nella psicoterapia e nel lavoro educativo, 76); ciò malgrado non bisogna perdere la fiducia nel processo.
[continua]
Grazie Angelo, condivido questo articolo e penso sia giusto il fatto che chi ha un vissuto poco agiato riesce a capire, percepisce in modo più caritatevole i disagi di chi é in difficoltà.