Il versetto del salmo di questa domenica, «Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto», mi dà l’occasione per iniziare una riflessione sul “volto”; sul volto di Dio e sul volto dell’uomo, sul volto dell’altro, di ogni altro, di ogni “tu” che (mai per caso) entra nella nostra vita e si fa “volto significativo”, significante qualcosa che ci tocca dentro nel profondo, che ci parla, che ci chiama alla responsabilità, al donarci, all’accoglienza.
Faremo quindi un percorso di diversi articoli su questo argomento.
Perché quel determinato volto e non un altro ci cattura e ci ruba l’anima? Perché quel volto e non un altro genera in noi “anti-patia” cioè “passione-contrastante”, opposizione, rifiuto? E perché invece ci sono volti che ci lasciano indifferenti? Perché ci sono volti che non si accontentano di essere distrattamente veduti ma reclamano l’essere guardati con meraviglia?
A volte accade ed è quel volto lì, specifico, singolo, unico, non alienabile, che mi dice qualcosa di personalissimo, “qualcosa per me”, non un altro volto ma quel volto lì. È quel volto lì che si manifesta a-me e per-me, non un altro volto, non un volto qualsiasi. È quel volto lì che m’innamora, mi cattura e diventa un’esigenza che non mi lascia scampo, a volte paradiso, a volte inferno.
L’innamoramento si serve in modo misterioso e sublime del volto, del viso dell’altro. Il “viso”, visum, è il “veduto”, il “visto”. Ma non è solo un viso che vedo. È un viso che vedo e dal quale sono visto. Ed è proprio quest’esser-visto da codesto viso e non da un altro che mi rende vivo: “da quel viso voglio essere visto”. Ognuno di noi vuole essere-visto dagli occhi dell’amato. Essere-visti nel senso di “emergere”, stare oltre lo sfondo monotono, invariato, uniforme, ripetitivo, in modo unico e speciale rispetto agli altri volti. Essere visti e, per il nostro volto essere scelti, quindi prediletti e preferiti rispetto ad altri, guardati con occhi diversi che sono solo per noi, è finalmente un “esserci-per” che diventa un “voler-essere-con”. Gli occhi dell’altro, incastonati come un diamante preziosissimo nel suo viso, mi guardano e mi scelgono. Il volto dell’amato diventa il volto che voglio continuare-a-vedere rispetto a tutti gli altri volti. Diventa una sosta dove posso ristorare il mio desiderio infinito di dare e ricevere amore.
Il volto dell’amato non rimane anonimo, il suo nome emerge tra tutti gli altri, la sua storia mi interessa rispetto a tutte le altre, i suoi occhi diventano unici, manifestazione di quell’infinito che ognuno di noi desidererebbe per un tempo che non finisse mai. Ecco perché, in questo caso, il vero amore esige il “per-sempre”. Quel volto lì diventa “il volto” che io voglio davanti. Quegli occhi lì diventano gli occhi che voglio guardare, gli occhi dai quali voglio essere guardato e desiderato, gli occhi con i quali guardare il futuro, verso la stessa direzione.
[…continua…]
di Angelo Portale