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mercoledì, 18 Dicembre, 2024

#conosciiltuosguardo. «PERCHÉ AVETE PAURA? NON AVETE ANCORA FEDE?»

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di Angelo Portale

Le parole del titolo di questo articolo sono ciò che Gesù letteralmente dice ai discepoli, sulla barca con lui, durante una forte tempesta sul Lago di Tiberiade. Il testo del Vangelo narra che Gesù dormiva a poppa mentre i discepoli erano disperati: «[…] la barca era ormai piena» di acqua. Il vento soffiava spaventosamente e le onde si rovesciavano dentro.

Lo svegliano e quasi rimproverandolo gli dicono: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».

Se prendiamo ogni elemento di questo racconto e lo interpretiamo metaforicamente, chiunque può trovarci un significato vicino alla propria esperienza. Quanto volte ci siamo trovati in situazioni di tempesta? Quante volte abbiamo sentito sulla nostra pelle un vento potentemente contrario? Quante volte ci siamo trovati con l’acqua alla gola? Quante volte abbiamo pensato definitivamente e senza speranza di essere perduti, stabilendo arbitrariamente e negativamente il finale di un intervallo tempestoso, quando in realtà era solo un periodo? Certo, quando siamo con l’acqua alla gola non riusciamo a renderci conto che la tempesta potrà terminare, perché la nostra percezione è sfasata ed illusoriamente sembra più liberatorio affermare che tutto è perduto e che non c’è più nulla da fare.

La totale disperazione è forse un escamotage psichico per tirarsi fuori, anche se solo mentalmente, dalla tempesta. L’esplicita razionalizzazione dell’ormai tutto è finito è l’unica via di fuga per non sentirsi più dentro la tempesta, per tirare i remi in barca, per deresponsabilizzarsi verso la vita. È più liberatorio sprofondare, annegare, piuttosto che annaspare e continuare a sperare. La fede, e quindi l’insieme di fiducia e speranza, se da una parte alleggerisce il peso delle prove, dall’altra, quando non è vera fede ma mero sforzo mentale di autoconvincimento, risulta essere tormentosamente logorante e destabilizzante. Se si rimane solo a livello mentale e non si è compiuto il radicale sacrificio della propria ragione «con il quale si rinuncia totalmente a fare affidamento sulle proprie forze per rimettersi completamente nelle mani di colui in cui si crede», presto si scopre la sua assenza (della fede) e si rimane vittime della paura.

La fede non fa sconti sulle tempeste e non è certezza di bel tempo per tutta la vita. La fede, virtù teologale, è lo strumento che Dio stesso ha voluto donarci per non pronunciare il siamo perduti. Chi ti ha detto che sei perduto\a? Non cadere nell’errore della profezia che si auto-avvera! Il processo della vita attraversa fasi e fasi ma nulla che riguarda il male è già definitivo, almeno che non siamo noi a porre fine alla transitorietà della tempesta e a renderla definitiva con la nostra disperazione.

Ogni tempesta ha un senso. Se ancora non riesci a scoprirlo, adagiati con la preghiera accanto a Gesù e riposa con lui. Non disperare, appoggia la tua mente nel suo cuore. La tua mente è tempesta, il suo cuore è pace profondissima. Fallo con la preghiera, la meditazione, il respiro consapevole, con un atto di abbandono. È la nostra fede che permette a Dio di “riposare” e a noi di restare in pace e saldi malgrado il vento contrario. La fede può darci il potere di parlare con autorità ai nostri stati d’animo tempestosi e dir loro: “calmati!”.

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