di Angelo Portale
Per la Rubrica #conosciiltuosguardo, oggi vi propongo due riflessioni che ho trovato sul web. Se per un momento riuscissimo a mettere da parte la nostra forma mentis, per quando riguarda la fede religiosa a cui apparteniamo, vi troveremmo delle suggestioni molto profonde e significative. Sono espresse con un linguaggio molto semplice ma incisivo. Vi invito a leggerle senza preconcetti. Se dovesse colpirvi qualcosa, fatene tesoro. Diventate sempre più coscienti del fatto che anche da chi non la pensa esattamente come noi può venire qualcosa di utile per la nostra crescita consapevole.
«In fondo, la via della felicità, consiste nel permettere al presente di essere ciò che è. Questo vi dà un assaggio della reale libertà interiore. La libertà non consiste nell’ottenere l’illuminazione dopo anni di meditazione, ma nel riuscire a non scappare dal presente, quello che state vivendo proprio oggi, permettendogli di esprimersi in ogni suo evento senza giudicarlo.
Il segreto sta nell’accettare il presente come se lo aveste scelto voi (e un giorno SENTIRETE che è davvero così, allora la fede non vi servirà più). «L’ho scelto io!» è ciò che dovete pensare quando accade qualcosa, anche se non vi piace. Prendetelo come un esercizio. Un esercizio molto importante, che può diventare una vera e propria Via.
All’inizio… lo so… lo ripeterete senza convinzione e senza crederci davvero. Ma a me è sufficiente questo livello di impegno: me lo ripeto, anche se per adesso non ci credo, perché in effetti non lo vedo. Datevi la possibilità teorica che sia così, ossia che il vostro presente venga scelto in tutto e per tutto da voi. Anche nel mezzo del tumulto mentale, tenete accesa una parte di voi che vi ricorda di questa scelta. Con il tempo vedrete i frutti di questo piccolo impegno.
Io vi sto indicando quale deve essere l’atteggiamento mentale se volete davvero lavorare su di voi, ma non vi sto consigliando come agire – o non agire – nella specifica situazione. Questo è qualcosa che riguarda voi».
(S. Brizzi).
«Evitate di parlare dei vostri problemi. Non andate in cerca di comprensione, perché il bisogno di autocommiserarsi provoca ancora più infelicità. Vincete l’impulso di esagerare le difficoltà, perché non fareste altro che peggiorare la situazione. Alcuni sostengono che parlare di una sofferenza guarisce: non credeteci. Se viene piantato il seme di un problema, diventerà un albero. Se parlate di malattia o di scarsità di denaro, oppure di amicizia e di libertà, quello che dite è proprio ciò che otterrete. Sradicate tutti questi discorsi. I discorsi negativi sono come trappole per orsi che scattano a qualunque cosa si avvicini. Il dolore che provereste sarebbe insopportabile, perciò tenetevi lontani. Parlate invece di ricchezza e di cose buone e tutto ciò sarà vostro». (M.Marino).