di Angelo Portale
C’è sempre uno spiraglio di speranza che si lascia intravedere nell’oscurità di qualsiasi inferno. Bisogna cercarlo, perché c’è, c’è sempre.
Bisogna crederci e aggrapparvisi e lasciarsi portare, perché al buio segue sempre, legge della natura, la luce. E quanto più abbiamo sviluppato le nostre risorse umane, morali, spirituali, tanto più queste saranno provvidenziali, nel proporre nuovi significati a cui stringersi, quando tutto è orribilmente grigio o nero, uguale, senza nessuna attrazione. Coltivarsi nel presente, anche con sforzo, da un punto di vista umano, morale, spirituale, è avere occasioni di rifugio nelle tempeste. Autenticarsi nel presente è anche difendersi dal futuro quando si presenterà troppo esigente.
Per non perdere la fiducia nella vita bisogna avere sempre un perché per il quale lottare, cioè una ragione, un compito, un senso, un significato.
Qualcosa o qualcuno che si considera assoluto e incrollabile verso cui trascendersi quando l’in-sé crolla. E questo Qualcuno non può essere altro che Dio. Bisogna avere fiducia incondizionata verso il futuro e sperare che nuovi orizzonti possiamo aprire, possono riaprirsi e questo non è ingenuo ottimismo. Né tale fiducia deve basarsi su fondamenti che abbagliano ma che nell’essenza sono utopie irrealizzabili o ingannevoli.
Noi, persone umane, possiamo avere fiducia nel futuro, e in modo
fondato e realista, perché la vita stessa ha in sé un dinamismo progressivo che guarda in avanti, che guarda e va verso il futuro.
Se naufraga l’entusiasmo, s’arresta la speranza e affoga l’avvenire. Ciò che si presenterà irrealizzabile dovrà lasciare il posto ad un nuovo
realizzabile che ogni volta la vita stessa ci darà occasione di realizzare. E questa segue una legge particolare: ci dona sempre le occasioni per crescere, per trascenderci, per trasfigurarci in persone sempre più autentiche. Tutto ciò che in sorte ci toccherà non sarà mai per annientarci ma per annientare ciò che per noi non dev’essere o, meglio, ch’è meglio non sia.