di Angelo Portale
La liturgia ci fa vivere, questa settimana, come se fosse un unico giorno: ancora un giorno di pasqua. Si chiama infatti ottava di pasqua. Ho voluto mettere insieme alcune mie personali riflessioni a riguardo.
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Pasqua è il mattino della nuova vita. È la leggerezza della speranza esaudita, il più vero evento ontologico di liberazione. Le tenebre hanno abbassato la loro cresta, tanto alta che copriva gli occhi con coltre di paura e disperazione. Adesso sono state sprofondate negli inferi, per rimanerci definitivamente.
Pasqua è la gioia gloriosa dopo il pianto: il dragone infernale è stato ucciso. L’amore senza condizioni ha annientato dentro di sé la morte. “Toccando” Dio, la morte, si è uccisa. Pasqua è la dimostrazione che a Dio tutto è possibile. È l’evento che spiana il nostro ostacolo più grande. È il responso definitivo della guerra: l’ha vinta Dio, per noi, apposta per noi umani. Senz’altro ci saranno ancora tante battaglie rischiose da combattere, nella vita di ciascuno, ma sappiamo già che l’esito finale ormai è la morte della morte. La vita ora può vivere senza più paura di morire.
Un “cambiamento” così radicale e definitivo potrebbe causare timore. E ci sta. Possiamo però trasformare questo timore in azione. Non più restarne paralizzati: possiamo aprirci completamente e consentire a tutto il bene che deve entrare nella nostra vita di entrare. La pasqua può darci ermeneutiche incrollabili e definitive circa ogni ambito della nostra vita, per non far diventare niente un idolo: la cosa più importante l’abbiamo già ottenuta.
Il “cambiamento” pasquale ci dice che ognuno di noi ha da vivere una trasformazione per transitare dalla morte alla vita. Ognuno deve compiere un grande viaggio che passa per la valle del pianto e giunge al monte della trasfigurazione, dove le lacrime saranno lacrime di gioia.
Possiamo aprire gli occhi e guardare ogni cosa con occhi nuovi, occhi di speranza: tutto è nelle mani di Dio. Solo la nostra libertà potrebbe rendere vana la sua onnipotenza.
Questa potrebbe essere la nostra fiduciosa invocazione per i prossimi giorni: “Signore, accolgo tutto quello che secondo la tua onniscienza mi spetta. Tutto per me sarà dono, anche la croce. Con te accanto so che posso affrontare ogni cosa. Nessun evento minerà la mia fiducia, perché io voglio fare la tua volontà e quindi tutto concorrerà al mio bene. Signore, tu sei il Dio della vita perciò mi lascio sorprendere dalla vita: sono aperto a tutto”.