di Angelo Portale
Nella seconda lettura di questa domenica, San Paolo afferma: «Fate tutto per la gloria di Dio» (1 Cor 10,31).
Nell’Antico Testamento il termine gloria è kabod ed è associato al concetto di peso. Quando riferendoci a qualcuno diciamo “Quel tizio ha un certo peso”, stiamo affermando che quella persona ha una certa importanza, per le cose che ha fatto, quindi merita fiducia e ispira rispetto. Kabod però è un termine associato solo a Dio e non indica la sua fama ma il suo valore reale, valore che viene da quello che concretamente ha realizzato nel bene, per l’uomo, affinché tutti gli uomini possano approfittarne.
S. Ireno ha detto: «La gloria di Dio è l’uomo vivente», quindi: l’uomo vivente esprime la gloria di Dio, il suo peso, ciò che Lui ha fatto, i suoi attributi. Chi è l’uomo vivente? È l’uomo vivo, vitale, che vive intensamente, che ama, che è contento perché si realizza nel bene.
Glorificare Dio significa quindi rendere visibile l’azione di Dio, quell’azione nell’uomo e per l’uomo che lo ha reso vivo, che ne ha cambiato in meglio l’esistenza, che lo ha reso capace di amare, di attraversare con coraggio le tempeste, di ascoltarsi profondamente e mettere a servizio degli altri la sua vita e i suoi talenti.
Il fine della vita, per un cristiano, è rendere gloria a Dio. Se un cristiano non dà gloria a Dio non rende attraente Dio, non sta indicando Lui ma se stesso, sta nominando il suo nome invano e quindi sta bestemmiando.
Ognuno di noi riflette l’immagine e la gloria del dio che ha scelto di seguire. Quale dio riflette la mia vita? Rende visibile Dio? Rende gloria a Dio? Lo mostra come uno che vale la pena avere accanto? La mia vita, rende visibile gli attributi di Dio? Oppure mostra un dio noioso, ottuso, bacchettone, esigente, troppo meschinamente schierato solo con i credenti, punitivo, repellente?
Una persona che rende gloria a Dio, ovunque passa, strappa le anime dalla mediocrità, dalla banalità, dalla disperazione, dal conformismo. Chi rende gloria a Dio fa fiorire la vita di chiunque viene a contatto con lui, gli spalanca l’orizzonte della speranza e della fiducia.
Dare gloria a Dio è fare un servizio a noi stessi e agli altri. La gloria di Dio è la gloria dell’uomo. La gloria dell’uomo è la distruzione dell’uomo. Dare gloria a Dio non alimenta la Sua vanagloria ma avvantaggia l’umanità. Dio non ha bisogno della nostra gloria. Dio non a complessi di inferiorità, né ambizioni incontrollabili, né sete di successo, né manie di grandezza. Siamo noi che abbiamo bisogno della sua gloria.
La ricerca della gloria umana è l’origine di molti mali, forse di tutti. La ricerca della gloria di Dio è la soluzione a molti mali, forse di tutti. Nella tomba non ci sarà posto per la gloria umana. Resterà solo la gloria di Dio, cioè la carità, perché la carità è tutto, la gloria è niente.
[continua nel prossimo articolo]