Il Vangelo di questa domenica ci fa leggere il racconto del fariseo e del pubblicano che vanno al tempio a pregare. Il primo, rivolgendosi a Dio, decanta le sue qualità, si sente giusto, si mette le medaglie da solo e disprezza gli altri. Dice: «O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri e neppure come questo pubblicano». Il secondo, invece, prega così: «O Dio, abbi pietà di me peccatore».
All’inizio del Vangelo invece troviamo: «In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri».
Mi soffermo su questo versetto iniziale e analizzo le tre espressioni in questione: 1. avere l’intima presunzione, 2. essere\sentirsi giusti, 3. disprezzare gli altri.
Inizieremo in questo articolo e continueremo in quello di domenica prossima.
*********
1. Avevano l’intima presunzione. Il termine presunzione viene da presumere e vuol dire: supporre, pretendere. Pretendere vuol dire esigere. Esigere viene da esatto. Chi esige qualcosa, chi afferma qualcosa, in questo caso, pensa di essere nel giusto, nell’esattezza. Il problema qui però è che il fariseo è presuntuoso, presume e, soprattutto, pensa di essere nel giusto in assoluto. Inoltre, pensa di essere l’unico giusto e disprezza tutti gli altri. Inoltre, il Vangelo parla di «intima presunzione», non afferma che egli è realmente giusto. La convinzione del fariseo è puramente soggettiva, arbitraria, senza nessun riscontro con la realtà. Anche se fa cose giuste, egli non è giusto, perché essere giusti è innanzitutto rispettare gli altri. E poi, comunque, il concetto di giustizia, per Dio, è altro e più ampio. Il fariseo si sente giusto senza confrontarsi con gli altri, né con Dio. Sentirsi giusto è solo una sua convinzione, un suo pallino. Possiamo banalmente dire che era “uno troppo convinto”.
2. Essere giusti. La giustizia, in generale, è la virtù per la quale si riconoscono e si rispettano i diritti altrui. Quindi, non è semplicemente riconoscere soltanto i propri diritti e, accanto, i doveri degli altri. Tutti abbiamo sia diritti e, per fortuna, anche doveri. Giustizia, etimologicamente, viene da diritto. Sentirsi giusti significa sentirsi nella ragione, credere di camminare dritti, cioè nel giusto. La ragione che sente il pubblicano non è vera, non realizza il diritto. Realizza il suo presente diritto, quello ch’egli considera giusto. Inoltre è anche accusatoria, denigratoria, diffamatoria.
Malgrado ogni uomo possa compiere cose giuste, anche tante, non è detto che noi umani siamo integralmente giusti. Non è possibile, non è naturale. Anzi, spesso non lo siamo per niente. Soprattutto se ci guardiamo alla luce della giustizia secondo Dio.
di Angelo Portale