di Martina Grandori
Si torna a parlare di un tema caldo, di inquinamento delle acque, dell’impatto ambientale della concia e del distretto di Santa Croce sull’Arno, polo di questo settore produttivo della moda. La moda nella larga maggioranza delle realtà, purtroppo, è ancora molto lontana dall’essere sostenibile ma non se ne parla a gran voce perché gli interessi retrostanti sono molto alti, la produzione di pelle ha un giro d’affari che vale 50 miliardi di dollari all’anno ed è intimamente legata all’industria della carne rossa che a sua volta ha un giro di affari all’esportazione intorno ai 100 miliardi di dollari.
La pelle resta uno dei materiali prediletti dalla moda più controversi, alcune maison l’hanno bandito dalle loro collezioni, altri usano l’ecopelle o cercano alternative di materiali sostenibili, ma la maggioranza del sistema la sveglia ancora per la sua morbidezza, soprattutto quando si parla di nappa. Fra il 2021 e il 2026, per Mordor Intelligence, ci sarà un aumento di produzione della pelle del 6.2%. Il Italia – specialmente nel distretto conciario di Santa Croce sull’Arno, in provincia di Pisa, il più importante polo italiano per la produzione di pelli per borse e scarpe dei marchi internazionali del lusso – si produce il 65% a livello europeo e il 23% a livello mondiale del prodotto. Un comparto importante per l’economia del Paese, ma anche un demerito per l’Associazione Conciatori e il Comune di Santa Croce sull’Arno che ufficialmente hanno sempre proclamato di aver intrapreso condotte green con progetti di depurazione delle acque, trattamento dei fanghi di depurazione, recupero del cromo 6 (agente cancerogeno, ufficialmente vietato dalla UE) dagli scarti di lavorazione. Inoltre, dal 2011 esiste Zero Discharge of Hazardous Chemicals, il programma Detox lanciato da Greenpeace, sfidando l’industria della moda a non impiegare più gli 11 gruppi di sostanze chimiche più nocive, e fra queste il cromo 6.
Nella comunicazione istituzionale sul loro sito, il Distretto Santa Croce fa sapere che negli ultimi 40 anni ha investito oltre 1.800 milioni di euro in ricerca, innovazione e formazione, ma i risultati non sono eccellenti, a primavera c’è stata un’inchiesta – Keu – che ha coinvolto politici locali, dirigenti di enti pubblici e i vertici Associazione Conciatori per traffico illecito di rifiuti fino all’inquinamento ambientale dovuto ai rifiuti industriali riversati. E i buoni propositi tanto decantati dove sono finiti?