di Fabiola Favilli
“Gli studi più recenti del mondo vegetale hanno dimostrato che le piante sono sensibili, e quindi sono dotate di sensi, che comunicano tra loro e con gli animali, dormono, ricordano e possono anche manipolare altre specie. Esse possono essere descritte come intelligenti”.
Stefano Mancuso, Verde Brillante, Giunti 2013
La scienza finalmente ci dimostra quello che intuivamo da sempre: sul nostro pianeta le piante sono presenti in tutti gli ecosistemi, compreso quello marino, perché hanno straordinarie capacità, tra cui anche quelle di ricordare e comunicare.
Il biologo Schultz ed il chimico Baldwin pubblicarono nel 1983 sulla rivista Science il risultato delle loro osservazioni relative a piante di pioppo e di acero con il fogliame parzialmente danneggiato; esse aumentavano la concentrazione di composti fenolici in 36/52 ore, per rendere le loro chiome meno appetibili. La straordinarietà è data dal fatto che anche le piante nelle loro vicinanze si “armavano” contro il nemico con le stessa strategia difensiva. Alla stessa conclusione arrivò Van Hoven, quando si rese conto che il responsabile di una moria delle antilopi kudu era un composto organico volatile, l’etilene. Man mano che i primi kudu attaccavano un bosco di acacie, queste aumentavano la concentrazione di tannini al loro interno, risultando letali ai loro aggressori. Un meccanismo di difesa mutualistica che si spiega solo con la capacità delle piante di inviare segnali chimici, che possono essere inviati in maniera sotterranea o aerea.
Un raffinato ed evoluto sistema che si esprime al meglio in un ecosistema ricco di specie vegetali, funghi ed animali: lì i linguaggi, le emergenze e le interazioni sono i più diversi, un po’ come è per noi umani vivere in una metropoli.
Non solo vengono trasmessi segnali chimici, ma anche elettrici: dobbiamo ad Edward Farmer la scoperta che se colpiamo una parte della pianta si verifica l’attivazione di proteine di difesa lontano dalla zona lesionata. Sono stati identificati i geni che innescano il segnale elettrico, e sono simili a quelli degli animali: si tratta di glutammato simil recettori, analoghi a quelli attivati nelle sinapsi veloci del cervello umano, nonostante la pianta non abbia neuroni. Farmer ipotizza che l’impulso elettrico passi attraverso il sistema vascolare della pianta, cioè il floema, il tessuto conduttivo della linfa che si sviluppa dalla foglia verso il resto della pianta, e lo xilema, il tessuto conduttore della linfa grezza – acque e sali minerali – dalle radici fino al resto della pianta.
Francis Bouteau ha affermato: “Esistono nelle piante fenomeni di esocitosi e endocitosi, ossia di esplulsione e di assorbimento delle molecole attraverso le membrane, che ricordano molto le sinapsi nervose degli animali. Certamente, le piante non hanno neuroni, sinapsi o organi che possano essere chiamati cervello; possiamo parlare di neurobiologia vegetale”.
Nella prossima puntata parleremo del cervello delle piante.
Decisamente interessante e accessibile a tutti.Un descrizione equilibrata, scorrevole e quindi “semplice” di un meccanismo molto complesso e nascosto ma perfetto.Come sempre la natura docet!
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