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domenica, 17 Novembre, 2024

COMPLETATA LA MISSIONE DI ISRAELE A GAZA. Ritirate le truppe

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“Abbiamo completato la missione ma l’operazione non è finita. Le forze dispiegate intorno alla Striscia di Gaza sono pronte a rientrare in azioni”. Queste le parole del comandante della zona sud di Tsahal Sami Turgeman. Intanto la tregua iniziata martedì alle 08:00 ora di Gerusalemme sembra tenere ed in contemporanea sono inziati i primi colloqui affinchè questo “cessate il fuoco” non duri solo 72 ore bensì che sia più duraturo, anche se, con la presenza ancora massiccia di Hamas a Gaza, questa tregua anche se dovesse superare i tre giorni non sarebbe una vera pace.

Dal suo paradiso dorato di Doha, in Qatar, dove vigliaccamente si è rifugiato insieme al suo entourage, Ismail Hanyeh, capo di Hamas, canta vittoria e detta le sue condizioni che sono state presentate ai colloqui organizzati in Egitto su pressione di Al-Sisi, Obama e ONU.

Le condizioni richieste dal movimento terrorista palestinese sono: la costruzione di un aeroporto e di un porto a Gaza, l’apertura permanente del valico di Rafah, estensione a 12 miglia dello spazio marittimo per la pesca e concessioni dei permessi, da parte di Israele, per i cittadini di Gaza che vogliono recarsi a pregare alla mosche di Gerusalemme.

Inoltre, sul tavolo delle trattative, Hamas ha fatto anche richiesta di un passaggio sicuro tra Gaza e Cisgiordania, la concessione ai coltivatori di Gaza di poter utilizzare anche i terreni in prossimità del muro di sicurezza, rilascio dei terroristi arrestati e chiusura dello spazio aereo di Gaza ai velivoli israeliani.

Al-Sisi, dal canto suo, ha dichiarato che queste condizioni sono fuori luogo poiché Israele, in passato, aveva già concesso il rilascio di terroristi prigionieri. Inoltre il valico che Hamas vuole costantemente aperto è proprio quello che divide la Striscia di Gaza dall’Egitto, un confine dal quale Hamas, insieme ai suoi soci egiziani dei Fratelli Musulmani, ha fatto passare armi ed esplosivi utilizzati successivamente in attentati contro Israele e contro l’Egitto.

Se si legge tra le righe, tutte le richieste fatte dal movimento terroristico, non mettono solo in serio pericolo Israele ed i suoi cittadini ma anche tutto l’Egitto. Con un aeroporto a sua disposizione, Hamas potrebbe riarmarsi in tempi assai più brevi, certo Hanyeh in caso di nuovi scontri non dovrebbe sgattaiolare come un sorcio in Egitto per poi volare con un volo diplomatico in Qatar.

Ma anche la concessione ai coltivatori di utilizzare i terreni immediatamente sotto il muro di sicurezza metterebbe Israele in serio pericolo di vita poiché, quasi sicuramente da quei terreni, Hamas, costruirebbe i suoi tunnel del terrore per penetrare in Israele in meno tempo e percorrendo brevi distanze. La concessione di permessi ai cittadini di Gaza per recarsi a Gerusalemme, sarebbe un mezzo per Hamas per inviare terroristi suicidi in territorio israeliano. Quindi, queste richieste, non sono ragionevoli: sono solo un mezzo per riprendere le ostilità cercando di creare maggior danno al popolo di Israele.

Altra notizia di ieri: agenti dello Shin Bet, hanno rilasciato le prime informazioni in merito all’uomo arrestato circa tre settimane fa nell’ambito delle indagini sul rapimento ed uccisione dei tre ragazzi adolescenti israeliani.

L’uomo, Hussam Kawasmeh, ha confessato il suo coinvolgimento nella pianificazione, nel rapimento e nell’omicidio dei tre ragazzi concludendo che tutta l’azione criminale è stata finanziata da Hamas. Se ne deduce quindi, che quel vile triplice omicidio, per il quale i nostri pacifisti hanno tanto gioito dimostrando la loro ipocrisia ed il loro sentimento apertamente razzista degno di menzione in un’eventuale nuova edizione del Mein Kampf (magari lo riscriveranno loro), non è stata un’iniziativa privata di un ristretto gruppo di persone bensì ha visto il coinvolgimento di alti quadri dirigenziali di Hamas.

Viene spontaneo chiedersi: è possibile parlare di pace con “persone” di tal genere?

Gian Giacomo William Faillace

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