di Martina Biassoni
Ed ecco che anche l’ennesima challenge della quarantena non tarda ad arrivare.
Un po’ di ordine: questo lunedì, quello che ora per noi italiani segna l’inizio del ritorno ad una pseudo-normalità, sarebbe stato il lunedì di uno degli eventi più seguiti ed esclusivi della vita mondana newyorkese: il Met Gala.
Questo evento di beneficenza a cui partecipano su invito personaggi del mondo della moda e dello spettacolo, si svolge ogni anno per raccogliere fondi per il Costume Institute ed al contempo inaugurare la mostra annuale di moda del Metropolitan Museum Costume Institute di New York e consiste d’una visita della mostra, ovviamente vestiti secondo il tema, e d’una cena di mezzanotte.
Quest’anno il Coronavirus ha messo in stallo anche questo evento, che è per ora stato rimandato ad ottobre, ma sui social impazza comunque la “Met Gala Mania” con la #MetGalaChallenge, in cui vip e non si ritrovano tutti uniti nel divertimento a ricreare alcuni dei look più memorabili delle edizioni passate.
Il Met Gala è uno degli eventi più stravaganti dell’anno, in cui le celeb invitate si dilettano nel rappresentare nel modo più eccentrico possibile il tema della serata, indossando copricapo dalle fattezze particolari, strascichi chilometrici, trasparenze e accessori di ogni tipo, perciò ricreare questi look innanzi tutto non deve essere una passeggiata, sia a livello di tempistiche, sia per quanto riguarda il risultato prettamente estetico, ma soprattutto aiuta ancora una volta a far sì che si spenda del tempo senza pensieri angoscianti, ci si senta tutti connessi e parte d’una comunità più grande e solidale.
Perché questo è stato, ed è bene ricordarlo, il ruolo cardine dei social durante la pandemia del 2020, non si può dire che non siano stati un punto di raccolta di fake news, polemiche e dissapori, ma allo stesso tempo hanno permesso a persone provenienti da ogni angolo del globo di sentirsi vicino agli altri, anche a centinaia di migliaia di chilometri di distanza. Hanno fatto scoprire tradizioni, culture e curiosità, ci hanno insegnato che in fondo, per quanto razzismi ed odi di ogni altro genere cerchino di dimostrare il contrario, siamo tutti uguali davanti alle emozioni, tutti reagiamo alla paura cercando di fare comunità e gruppo. Che l’isteria iniziale e l’incertezza sul futuro portano comunque al “panic buying” e alla vicinanza virtuale, che si viva in Italia, Stati Uniti, Oceania o altrove.
Insomma, una community globale, che sicuramente ha i suoi contro, ma piena di pro, piena di istantanei consigli, di condivisione, di “invio d’amore” da una parte all’altra del mondo, di connessione virtuale che è viva e vera nei cuori delle persone, come le emozioni che ognuno di noi prova nel profondo.