di Stefano Sannino
Come cambieranno i negozi nel prossimo futuro? Questa è una domanda tormentone che inevitabilmente da un po’ di tempo in molti si sono fatti, l’emergenza sanitaria degli ultimi mesi ha letteralmente ribaltato il concetto di shopping, tutto si è riversato sull’on-line e le linee guida per piccoli commercianti e colossi non sono ancora ben chiare, alcuni brand sono severissimi – specialmente quelli del lusso e le grandi company del fast fashion- altri per sopravvivenza seguono la buona norma di far indossare mascherina, guanti e far sterilizzare le mani con l’immancabile gel, di cambi di layout del punto vendita non se ne parla, i costi sono folli e i guadagni da marzo in poi sono crollati.
Cercare di comprendere come cambierà il layout dei negozi, non solo è utile agli acquirenti per conoscere gli spazi in cui si muoveranno per i loro acquisti, ma servirà anche agli analisti per valutare l’ammontare degli investimenti richiesti per venire incontro a questa trasformazione.
Chiaramente, non vi sono certezze in questo campo, e dunque tutti gli studi effettuati – tra cui quello di Vogue Business – non sono altro che supposizioni, che tuttavia riescono a dipingere nel nostro immaginario una raffigurazione ben precisa di come sarà il nostro futuro.
Iper-personalizzazione ed esperienze localizzate sono di sicuro i due punti cardine su cui quasi tutti gli esperti concordano: gli acquirenti sono stufi delle catene tutte uguali ed i cui negozi non presentano alcuna distinzione. Ecco allora che, con l’aiuto della tecnologia o di altri strumenti personalizzati, i negozi permetteranno all’acquirenti di avere un’esperienza tranquilla oppure accompagnata.
Come? Come nel caso di Sephora, che ha aggiunto dei cesti colorati diversamente per lo shopping, così che chi necessita di assistenza prenda un colore e chi invece gradisce essere lasciato in pace, prenda l’altro. Tutte queste piccole attenzioni, congiuntamente all’utilizzo sempre maggiore dei QR code per identificare i prodotti, faranno si che i clienti si sentano più al sicuro e meno invasi nella loro privacy dell’esperienza di acquisto.
Minimizzare il contatto, tra clienti e con lo staff, non è però affatto semplice e l’on-line non rimane l’alternativa migliore, principalmente per il gran numero di resi che dipendono in gran parte dal fit sbagliato o dalla taglia: risolvere questi due problemi, tuttavia, permetterebbe ad un brand di associare la vendita online a quella in-store, riducendo i contatti personali, ma aumentando addirittura il proprio fatturato.
Purtroppo però, il futuro è incerto: finché infatti la situazione sanitaria non sarà completamente rientrata e l’emergenza sarà finita, è quasi completamente inutile fare supposizioni su come si evolverà la morfologia dei negozi. Fantasticare è bello, si, ma la realtà dei fatti è che nessuno sa quanto ancora dovremmo vivere in questa situazione e se i negozi subiranno un secondo lockdown in autunno.