di Gabriele Rizza
“Senza le pensioni dei nonni, milioni di famiglie italiane sarebbero sotto la soglia di povertà. Per quasi 7 milioni e 400 mila famiglie con pensionati i trasferimenti pensionistici rappresentano più dei tre quarti del reddito familiare disponibile e nel 21,9% dei casi le prestazioni ai pensionati sono l’unica fonte monetaria di reddito (oltre 2 milioni e 600 mila di famiglie)”.
Lo rivela l’Istat, confermando un trend ormai conosciuto da tantissimi italiani: sono i nonni la prima forma di welfare nel nostro paese e sono sempre loro i prestatori di servizi sociali di ultima istanza.
Nonostante più di un terzo dei pensionati percepisca meno di 1000 euro lordi e il 12% meno di 500, sono spesso i nonni a permettere ai loro figli di essere genitori in una fase lavorativa precaria e a entrambi i genitori di poter lavorare, facendo da baby sitter ai nipotini.
Si comprende meglio l’importanza dei nonni prendendo atto che la povertà oggi colpisce più i minori che gli anziani. Un cambiamento epocale iniziato nel 2000, prima di allora le nuove generazioni avevano più opportunità di ricchezza grazie al famoso ascensore sociale.
C’è di più. I nonni non aiutano solo con il reddito, fanno di tutto: baby sitter, dog sitter, autisti, accompagnatori, fanno la spesa e portano l’auto al lavaggio. Secondo il portale di servizi professionali ProntoPro.it, fanno risparmiare alle famiglie italiane ben 8 miliardi di euro l’anno e un loro ipotetico stipendio per le mansioni svolte si attesterebbe intorno ai 2 mila euro al mese.
Un’incognita grava come un macigno per il futuro: l’allungamento dell’età pensionabile. Arrivando in pensione in età più avanzata, avremo nonni più stanchi e con meno energie da dedicare ai loro nipoti. In più, le nuove famiglie avranno difficoltà ad avere il primo o il secondo figlio fin da giovani anche per via della mancanza di questa disinteressata e amorevole forma di welfare, oltre alla precarietà e ai redditi sempre più bassi. Lo Stato non potrà restare indifferente.
Gli anziani sono ormai una categoria bistrattata. Per il nostro modello di sviluppo sono una palla al piede, non producono e non consumano. Laddove non vengono rispettati sono incitati ad essere diversamente giovani, a vivere come giovani.
Anche la politica ci mette del suo: i nonni sono spesso accusati di arrestare il percorso di liberalizzazione della società, di rallentare il progresso e d’impedire alle forze politiche più liberal di vincere le elezioni. Insomma, uno scarto culturale. Poi ci sono i bambini. Chiedete a loro cosa pensano di questi inutili nonni e sapranno dare la miglior risposta a tutte queste accuse vergognose.