di Angelo Portale
La seconda lettura di questa domenica, tratta dalla Lettera agli Ebrei, proclama: «Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice: “Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato”. Allora ho detto: “Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà”», Eb 10,5-7. Tutte le anime nella crescita del loro rapporto con Dio vivono una sorta di evoluzione fatta di una generale ascesi ma anche di momenti particolari, di alti e di bassi. Spesso restiamo frustrati perché, dopo aver posto tanto impegno nella preghiera, nella pratica ascetica o altro, sperimentiamo di non essere costanti. Se questo impegno non deve mancare e mai l’anima deve gettare la spugna per quanto riguarda il combattimento cristiano, Un grande maestro di spiritualità, Vital Lehodey, nel libro IL SANTO ABBANDONO testimonia:«Ho cercato la santità inizialmente nelle austerità, le quali certo hanno il loro valore, e dobbiamo darci ad esse con amore; più tardi credetti di trovarla nel vie della preghiera, nell’unione più intima dello spirito e del cuore con Dio, e ciò segnò un vero progresso; ora, invece, mi sforzo di ottenerla attraverso la santa umiltà, con l’obbedienza filiale e il santo abbandono, il che è certamente molto meglio. C’è qualcosa di più sublime del fare la volontà di Dio? Finora ho pensato di no».
Vediamo allora come ci consiglia di percorre questa sublime strada che ha il compito di portare ogni anima verso l’abbandono a Dio. È un’opera a due, a Lui spetta la direzione dell’impresa a noi quello di fare in ogni istante e tutto, dalle cose piccole a quelle grandi, di fare – dicevamo – tutto uniti a Lui. Sottolineo l’espressione “tutto e in ogni istante” perché dev’essere presa alla lettera.
Ma cosa significa? Vuol dire che con il Suo aiuto e invocando incessantemente lo Spirito Santo, vogliamo mettere carità in tutto quello che facciamo, avendo come criterio d’azione la Sua volontà, cioè amare e amarci, e non le nostre comodità o convenienze. Amarsi non vuol dire seguire solo e sempre le comodità e le convenienze. In questo percorso la volontà capricciosa si ribellerà ma noi non dobbiamo ascoltarla né, quindi metterla in pratica. Dio vuole il piacere di farci del bene e lascia a noi tutto il beneficio.
La complessità nell’avere difficoltà a voler desiderare e a fare la volontà di Dio, sta nel fatto che non siamo consapevoli fino in fondo del bene che può venire da essa e di quello che può venire invece dalle nostre limitatissime vedute. Ecco come si esprime ancora Vital Lehodey: «Se conoscessimo i disegni di Dio e i nostri veri interessi, non potremmo avere altro desiderio che quello di essere in totale obbedienza, con l’unico timore di non obbedire abbastanza; supplicheremmo Dio, lo importuneremmo con le nostre preghiere, perché si compia la sua volontà e non la nostra. Sarebbe infatti una vera pazzia e il colmo della disgrazia abbandonare la sua mano saggia e potente per seguire i nostri poveri lumi e vivere secondo le nostre fantasie». E, ancora: «Se vuoi salire alle vette della perfezione, compi la volontà di Dio, sempre più e sempre meglio. Progredirai nella misura in cui la tua obbedienza diventerà universale nel suo oggetto, più esatta nella sua esecuzione, più soprannaturale nei suoi motivi, più perfetta nella disposizione della volontà».
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