“Potessi votare liberamente senza mettere in discussione i rapporti col Pd voterei no convintamente”. Parola di Pippo Civati, che conferma di non avere nessuna simpatia per il governo Renzi. “Non è una questione di disciplina di partito – precisa mentre incontra i suoi sostenitori a Bologna -, ma se io non dovessi votare un governo che ha una legittimazione del Pd dovrei uscire dal partito”.
“Mi si dice che se non votiamo la fiducia siamo fuori dal Pd. Io, con fatica, farò la cosa giusta. La mia proposta è di rimanere nel Pd e allargare questo centrosinistra. Sulla fiducia sto ancora valutando, l’indicazione di questa assemblea e’ votare un si’ condizionato e sfiduciato”. Così Pippo Civati alle Scuderie di Bologna.
All’iniziativa partecipano un migliaio di persone e il tono degli interventi dei sostenitori è estremamente critico nei confronti del governo Renzi. Ricorrenti sono però gli appelli a condurre una battaglia politica dall’interno del Pd.
Ancora, Civati aggiunge: “Non ci sarà nessuna scissione, c’è un ragionamento politico e il rifiuto di una svolta personale. L’idea del nuovo centrosinistra esiste, ma non sarebbe un nuovo partito ma una formazione trasversale: rimanendo nel Pd, ma cercando di tenerlo aperto”.
Un appello al sostegno al governo è arrivato anche da Filippo Taddei, responsabile economico del partito e sostenitore al congresso della mozione Civati. All’iniziata saranno anche resi noti i risultati della consultazione via Web dove, ha anticipato lo stesso Civati, c’è una sostanziale divisione tra chi chiede di votare la fiducia e chi è orientato per un no.
Intanto, alla consultazione sul governo Renzi promossa via web da Civati, il 50,1% ha votato per il sì alla fiducia contro il 38,5% per il no e il 10,7% per l’astensione. Hanno votato 20.370 persone, il 77% dei quali ha partecipato alla primarie. Tra chi ha partecipato alle primarie la percentuale favorevole al sì si alza al 54,2%, fra gli altri prevalgono i no con il 61% contrari e il 31% favorevoli.
Civati commenta anche la nomina di Carmela Lanzetta, sua sostenitrice alle primarie, al ministero per gli Affari regionali, e dice: “La nomina non è uno smacco, è una cosa che non si fa: Delrio avrebbe potuto farmi una telefonata, ovviamente avrei detto sì”.
La Critica