di Martina Grandori
Il processo di decarbonizzazione corre veloce, soprattutto per le realtà industriali impattanti, non c’è azienda nel mondo che negli ultimi anni non abbia cercato strade più sostenibili per la produzione, fra queste anche il comparto dei cementifici che stanno cercando altre proposte in sostituzione al carbone, la produzione di questo combustibile in breve tempo sarà sempre meno garantita ed è quindi fondamentale trovare alternative. I dati parlano di 4,1 miliardi le tonnellate prodotte ogni anno, responsabili dell’8% dei gas serra globali, una cifra simile a quella delle automobili, quasi tre volte quella degli aerei. Fra i comparti più coinvolti nella decarbonizzazione, quello del cemento ha un ruolo importante trattandosi di uno dei materiali da costruzione più usati al mondo, che vede anche in Italia investimenti nella ricerca. Il comparto italiano del cemento e del calcestruzzo ha da tempo intrapreso un percorso per il miglioramento delle proprie performance ambientali, ma quando si tratta di transizione i tempi sono sempre più lunghi. Nell’ultimo triennio (2018-2020), sono stati investiti oltre 140 milioni di euro per il miglioramento della sostenibilità della filiera (fonte Federbeton), l’ambizioso obiettivo in linea con l’Agenda Onu è la riduzione del 55% delle emissioni di CO2 entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, e neutralità carbonica al 2050.
Le aziende procedono verso la riduzione del rapporto clinker-cemento: una parte delle emissioni di CO2 sono determinate dalla stessa materia prima utilizzata per produrre il clinker (ossia la roccia carbonica alla base del cemento). Produrre e utilizzare cementi innovativi con un minor contenuto di clinker consente quindi di ridurre le emissioni di CO2, mantenendo comunque invariati gli standard di qualità e sicurezza del materiale. Federbeton ha stanziato 4,2 miliardi di euro per tagliare le emissioni di CO2 e centrare l’obiettivo della neutralità carbonica. La filiera del cemento e del calcestruzzo vuole essere tra i protagonisti della transizione ecologica.
Ma non solo in Europa si guarda alla transizione, anche in California si lavora assennatamente a questa causa. Brimstone.energy è la start-up in parte finanziata dalla Breakthrough Energy Ventures, la compagnia che investe nel settore dell’energia pulita fondata da Bill Gates. Formata da chimici, la start-up è riuscita a trovare un nuovo modo di produrre il cemento che non produce anidride carbonica e a zero emissioni.
Nato da un team di studiosi della California Institute of Technology, questo nuovo cemento sviluppato parte dal calcio silicato, roccia largamente presente sulla Terra. Quello tradizionale ha due componenti: il cemento Portland (una miscela di silicati di calcio e alluminati di calcio, ottenuti dalla cottura ad alta temperatura di calcare e argilla oppure di marna) e il materiale cementizio supplementare, variabile a seconda delle tipologie. La fase più dannosa per l’ambiente è proprio quando il calcare viene ridotto in polvere e messo in un forno riscaldato fino a 1.400 gradi, per ogni tonnellata di cemento fresco, ne viene rilasciata una di CO2. Brimstone.energy è riuscita a replicare una versione del cemento Portland ma anziché al calcare usa il calcio silicato, roccia che contiene calcare ma anche silicio: quando viene scaldata non produce anidride carbonica ed è a zero emissioni.