di Gabriele Rizza
Non tutto ciò che in Italia è in mani francesi si trasforma in oro. La volontà, del capitalismo nazionale transalpino, di giocare un ruolo da protagonista in tutti i settori dell’economia italiana, a volte può rivelarsi un boomerang e non un successo. Dopo diverse acquisizioni nel settore agroalimentare, si pensi a Parmalat, la presenza francese ha tentato di espandersi in tanti settori chiave del tessuto economico italiano: con brutte figure, come nel caso della scalata a Mediaset di Vivendi, dove, anche dei governi politicamente ostili a Berlusconi, hanno dovuto constatare la scorrettezza finanziaria, o con successi come nel caso di Stellantis, perché di fatto la politica industriale del nuovo super gruppo automobilistico sarà in mano a Peugeot – Citroen.
L’ultimo caso in cui gli investimenti francesi hanno peccato di presunzione è il settore della Gdo, la grande distribuzione organizzata. Chiunque, una volta nella vita è entrato a fare la spesa in un market Carrefour (a prezzi tutt’altro che convenienti), o ipermercato Auchan, prima che l’italiana Conad rilevasse i supermercati di quest’ultima nel 2019, segno che qualcosa i francesi avevano sbagliato. Di fatto, anche il fortissimo marchio Carrefour, presente in tutto il mondo, ha dato il via ad un ridimensionamento in Italia: per il 2022 il piano industriale prevede una procedura di licenziamento collettivo per 769 lavoratori e lavoratrici: 261 dipendenti in 27 Ipermercati, 313 in 67 market, 168 in 10 cash&carry e 168 posti di lavoro presso le sedi amministrative di Milano, Nichelino, Roma, Airola, Napoli, Rivalta e Moncalieri. L’azienda francese si è spinta troppo in là, in un mercato in cui a crescere con numeri altissimi sono i discount, e in cui in alcune città c’è una saturazione del mercato, dove forse l’apertura di grandi centri di distribuzione era sovradimensionata rispetto al potenziale bacino di utenza.
A pagare non saranno solo i lavoratori della Carrefour, ma tutto l’indotto legato alla logistica e al trasporto. La volontà di farla da padrone, tentando di soppiantare Esselunga a Milano, Conad e Coop nel resto del paese, ha fallito.