In questo pezzo parleremo di una persona che, per le caratteristiche che riveste, dà all’articolo un carattere di unicità: Carlotta Bolognini. E’ cresciuta A PANE E CINEMA, ha respirato aria di palcoscenico con due persone che sono la Storia del Cinema Italiano: Manolo e Mauro Bolognini, il papà produttore e lo zio regista. Un mondo che per tutti è un sogno ma per Lei era la quotidianità, vissuta senza vanto e senza spinte ma che è stata sicuramente l’inizio di un cammino che l’ha resa la Produttrice e Sceneggiatrice di talento che è oggi. Ha riportato in un libro i suoi ricordi che sono un intreccio di sentimenti ed eventi: affetti, artisti, emozioni, conoscenze, ricordi che la rendono testimone di un’epoca in cui il Cinema ci rappresentava con fedeltà, ci catturava perché reso credibile dalla volontà di raccontare la vita, i rapporti, la storia in ogni senso, da quella delle famiglie a quella sociale e storica.
Tra l’altro ciò di cui parliamo mi riporta al mio passato di ragazza in una Sicilia anni 60, ad un invito a vedere un film che catturò la mia attenzione e la cui regia era di Mauro Bolognini.
Non si investivano le ingenti somme di oggi ma i risultati erano lusinghieri e riconosciuti perché chi guardava un film si riconosceva nei personaggi, si rideva, ci si commuoveva perché il Film era lo specchio di quel tempo, che oggi forse quelli della mia generazione rimpiangono.
Carlotta respirava l’aria del palcoscenico, assorbiva senza saperlo dei dettami che sarebbero stati la sua scuola.
Non ha avuto nè voluto sconti, ha iniziato a rendersi utile portando il caffè, a vivere le scene con i più grandi attori che suo padre e suo zio tennero a battesimo e lanciarono sulla scena internazionale.
Carlotta è la depositaria di cotanto valore e con giusta ragione ne è fiera e consapevole.
Ha lavorato nella produzione in diversi film, collabora con il Centro Culturale Mauro Bolognini.
Ha scritto il libro intervista Manolo Bolognini, la mia vita nel cinema, ricordi e aneddoti di backstage di oltre 50 anni di cinema del padre. Ha ideato, prodotto e sceneggiato il docufilm Figli del set, un omaggio al cinema, visto attraverso gli occhi del figli di ogni settore del cinema, con Ricky Tognazzi, Danny Quinn, Saverio Vallone, Fabio e Fabrizio Frizzi, Renzo Rossellini, Alessandro Rossellini, Simona Izzo, Claudio Risi, George Hilton e tantissimi altri, voce narrante di Giancarlo Giannini. Il docufilm ha partecipato come evento speciale al Giffoni Film Festival a Taormina e ai David di Donatello. Carlotta Bolognini ha ricevuto parecchi premi, proprio qualche giorno fa il Premio Apoxiomeno a Forte Dei Marmi dove si è svolta la XXIV edizione del Premio internazionale Apoxiomeno, prestigiosa manifestazione promossa dell’International Police Association (Ipa) in collaborazione con l’Associazione Arte di Apoxiomeno che ogni anno regala iniziative di grande spessore culturale.
Il 16 febbraio 2018 è stata invitata a Montecitorio, alla Camera dei deputati, per organizzare un evento in ricordo di Manolo Bolognini.
D. Carlotta, Lei ha un cognome “di sostanza” a livello umano e professionale. Ha dovuto fare i conti con questo?
R. Ho dovuto fare i conti con il mio cognome da tutta la vita, in bene e in male. Si sono aperte tante porte ma ho subito tantissimi ” sgambetti”, abbracci sinceri ma tanti, troppi tradimenti. Più o meno come nella vita di tutti. Sicuramente però, ho sempre dovuto lavorare più degli altri, per dimostrare che ero su quel lavoro o set perché ero capace e non per il nome (i miei non mi hanno mai raccomandato, anzi) e, soprattutto, non mi è stato mai permesso sbagliare. Spesso è molto pesante, perché si aspettano sempre il massimo da me.
D. Preferisce che di suo Padre e suo Zio si dica che furono due grandi del Cinema o due persone oneste e perbene, anche se l’uno non esclude l’altro?
R. Assolutamente che sono stati due Uomini onesti, generosi, perbene, due grandi signori. Quando penso a loro, cioè ogni giorno, ricordo le nostre giornate insieme, i pranzi di famiglia, tutto quello che mi insegnava zio e molto meno di quando erano sul set. Erano i miei due splendidi Papà, a cui devo tutto. Mi hanno dato dei valori profondissimi, come l’onestà e il rispetto. Valori che non ho mai tradito.
D. Quando ha avuto la consapevolezza di voler fare questo lavoro?
R. Da quel che ricordo, verso i cinque anni. Papà stava girando Django e io lo assillavo perché volevo lavorare. Un giorno, forse, lo presi per stanchezza, mi diede un Block notes, una penna e mi mise accanto alla segretaria di edizione. Mi disse «Guarda se è tutto a posto nelle scene, se ci sono sbagli, se la scena è buona o no e scrivi tutto “. Mi sentivo grande, lavoravo! Fui serissima! C’era solo un problema …non sapevo ancora scrivere! Non ricordo cosa scarabocchiavo, ma da lì cominciai a stare attenta ad ogni dettaglio, a trovare sbagli o cose in campo che magari i tecnici non notavano. Da quel momento capii che era la mia passione.
D. Se ne è mai pentita?
R. Pentita mai! Disillusa e demoralizzata …tanto!
D. Qual è la sua opera in cui si è messa in gioco consapevole di rischiare confronti con dei MOSTRI SACRI come suo padre e suo zio?
R. Nessuno dei miei lavori può essere nemmeno minimamente messo a confronto con i capolavori della mia Famiglia! Ma nemmeno una briciola per carità! I loro lavori, come quelli di tanti loro grandi amici e colleghi, sono irripetibili! Visconti, Zeffirelli, Tosi, De Sica, Rossellini, Germi, Pietrangeli, Zampa…sono cime che non si raggiungeranno più!
D. Cos le manca ancora oggi di suo padre?
Di mio padre mi manca soprattutto il suo sorriso sornione mentre raccontava le bellissime storie dei suoi film, i nostri pranzi domenicali, il suo profumo Eau Sauvage. Di zio, le sue telefonate giornaliere, io e lui sul divano della casa di Piazza di Spagna a chiacchierare, i pranzi che preparava per gli amici e il caos che faceva solo per un sugo, le risate che ci facevamo, i suoi abbracci e i suoi insegnamenti.
D. Non mi piace chiedere a chi ho dinanzi di fare delle scelte anche perché ognuno di noi è figlio del proprio tempo ma dovesse dire il loro film che più ha amato, sarebbe?
R. I film che ho più amato sono: Arrangiatevi, il bell’Antonio, La
Pelle, Un uomo da rispettare, The sicilian cross gli esecutori, il generale
della Rovere, “Guardia, guardia scelta, maresciallo”, L eredità
Ferramonti, Fatti di gente perbene, Metello
e tanti altri.
D. Un consiglio da dare ai giovani che vorrebbero vivere il palcoscenico?
R. Ai giovani dico sempre STUDIATE! Studiare anche il passato, le basi, sono fondamentali! Vedo tante, troppe lacune.
D. Ha un sogno nel cassetto?
R. In questo momento il mio sogno nel cassetto e’ riuscire a realizzare un docufilm che ho scritto, una storia verissima, straordinaria. È’ veramente una Bomba! E anche riuscire a portare a termine un progetto sul quale sto lavorando da marzo, sotto lockdown …speriamo speriamo!
D. Gli attori contemporanei che preferisce?
R. Gli attori che amo adesso tra gli italiani, Edoardo Leo, Marco Giallini, Pierfrancesco Favino, Carolina Crescentini, Vittoria Mezzogiorno e il sempre caro Giannini. Gli stranieri: Anthony Hopkins, Colin Firth, Tom Hanks, Daniel Craig, Cameron Diaz, Jude Law.
D. Si definisca con una frase.
R. Onesta fino dentro le ossa!
E’ veramente impressionante come una semplice intervista possa illuminarci nel dare un giudizio su di Lei. Oggi ho trascorso un po’ del mio presente proiettata nel passato e posso dire che ho ritrovato in una Donna il meglio di due grandi Uomini. Carlotta ha e continua a dare lustro meritato a due grandi persone della Cinematografia Mondiale e, forse, proprio perché ne è la figlia e la nipote, mette in gioco tutta se stessa in ogni lavoro, ovviamente rapportandosi al tempo che si rappresenta.
In Cinema va sorretto economicamente, dagli Organi preposti, perché è Cultura, specchio dei costumi e delle tradizioni da tramandareai nostri figli.E’ una bella persona questa figlia d’Arte e il successo, i risultati raggiunti, i Premi meritati non le hanno fatto perdere l‘umiltà ed il valore di ciò che veramente conta. Noi la ringraziamo, augurandole tanti successi, nella convinzione che ovunque siano Manolo e Mauro Bolognini sicuramente sono fieri ed orgogliosi di Lei.
A cura di
Caterina Guttadauro La Brasca