di Marzio Milord
Sia dalla Rai che da Palazzo Chigi trapela una certa refrattarietà di Carlo Fuortes, neo amministratore delegato della Rai, nel firmare nuove matricole per artisti, autori e collaboratori; ovviamente, c’è da comprenderlo, vista la miria di dipendenti Rai e raccomandazioni senza valore creativo, artistico o autorale. Ma se da una parte è giusto bloccare i flussi di raccomandazioni da dirigenti, politici e Vaticano, non è altrettanto gradito il fatto che in Rai non passano entrare teste pensanti provenienti dall’esterno, anche perché altrimenti il tanto sospirato rinnovamento non potrà avverarsi. Ma non nei prossimi mesi, da ora. La Rai ogni giorno perde soldi per le enormi spese strutturali e di risorse umano costosissime; senza contare chi, in pensione, esige contratti di collaborazione ben retribuiti.
Spiace scriverlo, ma una Rai che guarda avanti, ha bisogno d’idee e menti fresche, che portino qualcosa di nuovo a livello produttivo, creativo, organizzativo, chiaramente senza dimenticare i “matusa” autorali e dirigenziali, che si spera imparino in fretta a destreggiarsi tra nuove formule televisive e approcci più smart. La Rai ha oggettivamente molte potenzialità ma è un carrozzone che ha bisogno di smaltire gente che costa tanto dando il prepensionamento, includere nuove leve con curriculum eccellenti e osare di più sotto il profilo produttivo, per stare al passo con i nuovi broadcaster web e la concorrenza generalista. Altrimenti, in pochi anni, se non mesi, rischierà la morte, poiché non si vive di sole fiction a 5 milioni di telespettatori e di Sanremo una volta all’anno.