di Stefano Sannino
Gli echi del passato giungono fino a noi attraverso le antiche feste e le piccole usanze, che tutti ci portiamo dietro come abitudini segrete, che teniamo solo per noi. Eppure, tra queste vecchie usanze e vecchie feste ce ne è una, celebrata il 2 febbraio, che abbiamo quasi dimenticato: la Candelora, chiamata così perché in questo giorno vengono benedette le candele, simbolo di Cristo, rimando a quella luce che illumina, purifica e salva l’uomo.
Questo nome designa nella tradizione cristiana, la festa della Presentazione al Tempio di Gesù celebrata anche dalla Chiesa Ortodossa e che, fino a al Concilio Vaticano II si chiamava Purificazione della Beata Vergine Maria. Questa festa, strettamente legata con il concetto di luce, non poteva che avere a che fare con le candele, che si era soliti portare alla chiesa più vicina per farle benedire. La Candelora è anche una festività ebraica, secondo cui, una donna era considerata impura per un periodo di 40 giorni dopo il parto di un maschio e doveva andare al Tempio per purificarsi. Il 2 febbraio cade appunto 40 giorni dopo il 25 dicembre, giorno della nascita di Gesù.
Secondo alcuni studiosi, però, questa festa avrebbe a che fare anche con la celebrazione celtica di Imbolc, il periodo dell’anno in cui si celebrava la rinascita della luce dopo il periodo di tenebre del solstizio invernale. Anche tra i romani, si celebrava la Dea Februa, che altro non era se non Giunone, proprio nelle calende di Febbraio.
In qualunque tradizione, dunque, sembra che i primi giorni di febbraio abbiano a che fare con il concetto di luce che si ripresenta al mondo dopo un periodo di oscurità e di decadenza. Eppure, nella società moderna, con i ritmi frenetici e smodati, si è persa la percezione del lento scorrere del tempo ed il legame che questo ha, per l’uomo, con la natura e con i suoi cicli, continuando a celebrare le festività diventate ormai consumistiche, tralasciando e dimenticando quelle che invece, semplici e poco ricordate come la Candelora, non hanno un eco commerciale come il Natale o la Pasqua.
E allora, tra tutti gli echi del passato, quello di Candelora risuona non solo di speranza, ma anche di tradizione e di passato, di legame con la natura e con il tempo che scorre.