di Patrizia Giangualano
Secondo l’ultimo rapporto del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC), pubblicato il 9 agosto, gli scienziati “rilevano cambiamenti nel clima della Terra in ogni regione e in tutto il sistema climatico”. Molti di questi cambiamenti sono senza precedenti, e alcuni tra quelli che sono già in atto – come il continuo aumento del livello del mare – sono irreversibili in centinaia o migliaia di anni”. Il Summary for policymakers arriva alla conclusione che le “emissioni di gas serra provenienti dalle attività umane sono responsabili di circa 1,1° C di riscaldamento rispetto al periodo 1850-1900, e che nei prossimi 20 anni la temperatura globale potrebbe superare 1,5°C di riscaldamento. Sono quindi necessarie azioni tempestive e radicali per ridurre gli effetti degli eventi estremi che si verificheranno.
La strada ormai la conosciamo: servono forti e costanti riduzioni di emissioni di anidride carbonica (CO2) e di altri gas serra, non dimenticando che queste riduzioni potranno portare benefici per la qualità dell’aria ma potrebbero essere necessari 20-30 anni per vedere le temperature globali stabilizzarsi. Si tratta di un vero e proprio cambio di processi produttivi, utilizzo delle risorse e stili di vita. Se la situazione è ormai cosi grave nessuno può più disinteressarsi al tema, è quindi fondamentale conoscere, e far sempre di più conoscere, il problema del climate change e le nuove abitudini che ognuno di noi potrebbe consolidare in una logica sempre più partecipativa e proattiva.
L’Italia si trova in fase molto importante per la ripresa. Prima beneficiaria in valore assoluto del Recovery Fund con una dotazione complessiva di 235,14 miliardi (191,50 miliardi di PNRR più 30,64 miliardi di risorse nazionali e 13 miliardi del programma React EU, il pacchetto di assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa), poi con la missione numero due, ossia la “Rivoluzione verde e transizione ecologica” (dotazione di 59,33 miliardi), ha deciso di realizzare una importante transizione verde ed ecologica dell’economia.
Sono previsti interventi per l’agricoltura sostenibile e l’economia circolare, programmi di investimento e ricerca per le fonti di energia rinnovabili, lo sviluppo della filiera dell’idrogeno e la mobilità sostenibile nonché azioni volte al risparmio dei consumi di energia tramite l’efficientamento del patrimonio immobiliare pubblico e privato e iniziative per il contrasto al dissesto idrogeologico, la riforestazione, l’utilizzo efficiente dell’acqua e il miglioramento della qualità delle acque interne e marine.
Risorse e piani esistono. Adesso dobbiamo essere certi che i nostri rappresentanti politici, amministratori e le imprese sappiano implementare le soluzioni e che le legislazioni siano adeguate ed efficaci ma soprattutto verificare che nelle nostre città, territori e regioni vi siano le soluzioni in grado garantire efficienza energetica e la riduzione delle emissioni di gas serra.
Anche i cittadini dovranno però fare la loro parte: innanzitutto consumi, investimenti e risparmi dovranno sempre più essere orientati verso aziende che abbiano intrapreso un percorso di cambiamento in ottica ESG o almeno di diminuzione/compensazione delle proprie emissioni, ma soprattutto con le proprie azioni personali, nuovi stili di vita e cura del prossimo dovranno sviluppare una maggiore attività partecipativa volta al controllo e alla rendicontazione dei risultati attesi.
Maggior condivisione dei target e dei passi per il loro raggiungimento saranno le chiavi per una effettiva svolta ecologica.