18 settembre 2018 – n.1
Orizzonti di Libertà
Calenda ha casa libera. I commensali rifiutano l’invito a cena.
La cena è saltata, neanche rimandata. Così si conclude l’invito dell’ex Ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda fatto su Twitter a Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Marco Minniti. Sempre via social i motivi della disdetta: “Dopo 24 ore di polemiche interne e amenità varie, a partire dalla disfida delle cene, ho cancellato l’incontro.” Andrà invece in porto la così detta controcena organizzata dal Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Il probabile candidato al congresso del Pd ha infatti invitato, in una trattoria, esponenti della società civile: dall’imprenditore del sud ad una studentessa, dall’operaio ad amministratori locali. Vuole dare un segnale di apertura, ma anche di vicinanza alla gente. La location, infatti, è una semplice trattoria.
Gli scontri in casa Pd non finiscono qui. Maurizio Martina, l’attuale segretario, ha annunciato con tutta fretta che il congresso si aprirà a gennaio, a seguito delle dichiarazioni del Presidente Matteo Orfini che ipotizzava uno scioglimento del Pd e una sua successiva rifondazione.
Il problema, evidentemente, non si risolve cambiando il logo e il brand del partito, ma capendo come diventare attrattivo, dinamico e senza i soliti scontri tra guelfi renziani e ghibellini bersaniani proponendo, prima di tutto il resto, delle nuove soluzioni. Il governo giallo-verde, secondo i recenti sondaggi, avrebbe il consenso di circa il 60% degli italiani, o se vogliamo solamente sommare i risultati elettorali del 4 marzo dei due partiti di governo, arriviamo almeno al 50% dei votanti. E la restante metà? Nell’ultimo sondaggio Tecnè prodotto per Quarta Repubblica, nuovo talk show condotto da Nicola Porro, il Pd scende al 17,4%. Forza Italia è al 10,8%, Fratelli d’Italia cala al 3,4%. L’unica forza politica che sale al 2,3% è Liberi e Uguali.
Il punto per rilanciare il Partito Democratico è capire come una forza di opposizione possa veramente fare opposizione, non solo in Parlamento, ma anche in piazza, tra la gente. C’è chi ipotizza, come il senatore Pierferdinando Casini, un fronte unico per contrastare il governo. Un’accozzaglia con valori, idee e proposte politiche diverse, unita solamente per contrastare i populisti. Come si fa a unire due partiti, Pd e Forza Italia, che hanno una storia diversa, avversa e soprattutto, in vista delle elezioni europee, sono membri di due gruppi parlamentari diversi? Il primo infatti è appartenente ai social-democratici e Forza Italia alla casa dei popolari europei.
Idee poche e confuse. Non si capisce chi è effettivamente il segretario. Dopo mesi dalla tragedia elettorale, il Pd non è ancora riuscito a rialzarsi. Insomma, per il Pd c’è solo una destinazione finale, definita chiaramente oggi da Carlo Calenda: l’estinzione.
Simone Tavola,
Redazione La Critica