Secondo uno studio di questi giorni dell’Osservatorio sulla Semplificazione di Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza il costo della burocrazia va da 160 mila euro per imprese di piccole dimensioni a 700 mila euro per un’azienda media. Non a caso il 58% degli operatori finanziari internazionali indica proprio nel carico normativo e burocratico la principale causa della scarsa attrattività dell’Italia. Inoltre nell’indice che misura l’efficacia della Pubblica Amministrazione l’Italia è venti punti al di sotto (67/100) della media OCSE (87/100). E fa sicuramente riflettere il fatto che un incremento dell’1% dell’efficienza della PA porti a un aumento del PIL pro-capite dello 0,9%. Oscilla tra il 3% e il 4% il peso della burocrazia sul fatturato delle piccole imprese e l’Italia, secondo il World Economic Forum, si colloca al 142° posto su 144 paesi per qualità della regolamentazione.
“Da un nostro recente studio è emerso che una media impresa con il suo ufficio interno o attraverso il proprio commercialista necessita 17 giorni lavorativi per anno per soddisfare tutti gli adempimenti tributari di carattere ordinario. A sua volta un commercialista impiega 300 ore l’anno per studiare soluzioni che diano risposta alla incertezza fiscale. Questo è un peso che l’Italia non può permettersi. E questo vale non solo per il fisco ma per tutte le aree della attività economica nella quale i commercialisti operano quotidianamente e spiega il significato dei tanti Workshop sui quali si articola il congresso”. E’ quanto affermato da Alessandro Solidoro, presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Milano, durante il discorso di benvenuto che ha aperto quest’oggi il quarto Congresso Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili.
Non sono casi isolati tutte le situazioni che hanno visto diverse aziende ferme anni prima di iniziare lavori di costruzione per le prore sedi dai centri commerciali, capannoni o industrie; soprattutto nel comparto edilizio tutto è ancora fermo in modo particolare per opere di una certa importanza, ed non è un caso che uno dei fattori della crisi dell’edilizia stia proprio nei tempi e nelle carte della burocrazia che tiene fermi gli imprenditori per mesi se non per anni. Il peso e i costi della burocrazia sono uno dei fattori di freno dello sviluppo del paese nelle grandi opere o nel settore edile ma anche tra i commercianti o gli artigiani, e gli stessi cittadini spesso si vedono interri giorni persi per una qualsiasi pratica che in altri paesi europei si fa in due minuti via web.
La burocrazia dovrebbe essere uno dei principali problemi da risolvere della politica invece ancora troppo spesso nella macchina burocratica la stessa politica fonda le proprie ragioni di vita perché il cittadino o l’imprenditore è costretto a rivolgersi ai politici per sbloccare la pratica o velocizzare l’ufficio di competenza. Ma non solo, spesso nella burocrazia si nascondono raccomandati o amici da sistemare perché hanno aiutato in qualche campagna elettorale. Anche al nord e in Lombardia di questi casi è pieno, a partire dai più piccoli comuni fino ad arrivare alla regione.
La burocrazia è uno dei fattori di costi maggiori per l’impresa e anche di abbandono di imprese estere ma allo stesso tempo un meccanismo caro alla politica. Per questo motivo la battaglia contro la burocrazia non vuol dire solo eliminare costi e freni alle imprese di qualsiasi dimensione ma anche ridare dignità alla politica dove oggi il politico troppo spesso ne fa l’attività principale nell’aiutare i cittadini a risolvere problemi creati dalle sue stesse politiche o che ha fatto il suo partito negli anni, creando carta, carta, carta !
La Redazione