di Stefano Sannino
Burberry ha annunciato un calo delle vendite pari al -45% rispetto allo scorso anno, a causa della situazione indotta dall’emergenza sanitaria del Covid-19. Nonostante il miglioramento in seguito al termine del lockdown, l’azienda prevede una drastica diminuzione delle vendite anche nel secondo trimestre dell’anno con una flessione delle vendite pari al -15% e -20%.
Come sempre, a salvare la situazione, sono i mercati cinesi con una flessione nettamente inferiore (-10%) rispetto alla caduta libera dei mercati occidentali (-75%) tra America ed Europa del primo trimestre del 2020.
Caso particolare è invece la Corea del Sud, dove le vendite hanno addirittura superato – da Giugno in poi – i livelli pre-covid. Pare infatti che molti clienti asiatici che prima erano soliti fare i loro acquisti nelle boutique europee, abbiano ripreso a comperare nei negozi dei loro Paesi, portando un progressivo aumento delle vendite, pari anche al +30%.
Se però la situazione sembra rosea in Asia, è assolutamente nera in Europa, dove il giro di affari della maison si fonda principalmente sulle vendite negli aeroporti, ora deserti a causa del virus: per questo motivo l’Amministratore Delegato di Burberry ha dichiarato una “razionalizzazione degli spazi di lavoro”, volta a liberare circa 55 milioni di sterline annuali oltre, ovviamente, ad oltre 500 licenziamenti tra i propri dipendenti.
La prospettiva di una colata a picco del fatturato ha anche fatto precipitare i titoli dell’azienda alla Borsa di Londra, ad un -4,72%, peggiorando di fatto una situazione già gravissima economicamente.
Non è certo la prima volta che la Maison londinese si trova ad affrontare una crisi così grande, ma quello che tutti – nel mondo della moda e non – si stanno chiedendo è: riuscirà Burberry a risorgere, ancora, dalle sue ceneri?