NIENTE CARNE, LATTE, VESTITI ED AUTOMOBILI: ECCO COME C40 VUOLE SALVARE IL PIANETA
“C40 è una rete globale di sindaci delle principali città del mondo che sono uniti nell’azione per affrontare la crisi climatica”: si presenta così il network che ha tra i suoi principali obbiettivi quello di aumentare l’ambizione climatica attraverso un piano d’azione per il clima e costruire comunità eque e fiorenti. E ancora: “C40 si impegna a essere un’organizzazione equa, diversificata e inclusiva.”
Tra le maglie di questa rete ci soni sindaci come Beppe Sala, che fa addirittura parte del comitato direttivo, e Roberto Gualtieri, ma anche Anne Hidalgo, sindaco di Parigi, Sadiq Khan, sindaco di Londra…e i sindaci delle maggiori capitali europee e mondiali.
Il progetto, con la sua ricchissima agenda, si ripropone di lottare per una causa più che nobile e ha come obiettivo ultimo quello di salvare il nostro pianeta dalla profonda crisi climatica che sta attraversando. Fin qui, nulla di male. La parte allarmante arriva quando si iniziano a leggere i numerosi obiettivi da raggiungere entro il 2030.
Verrebbe da chiedersi come il sindaco Sala, e tutti gli altri sindaci che aderiscono all’organizzazione C40, spiegheranno ai propri concittadini che tra meno di 10 anni, il numero massimo di capi d’abbigliamento che potranno acquistare nell’arco di un anno sarà di 3 e che i chilogrammi di carne che si potranno assumere saranno pari 0. Bandito anche il latte e tutti i suoi derivati. C’è di più: vi sarà un apporto calorico giornaliero che non potrà essere superato, corrispondente a 2500 calorie.
Vogliamo passare al numero di veicoli privati che potrà detenere ciascun individuo? Anche in questo caso ci sono pochi calcoli da fare, lo 0 imperversa.
C40 ha molti finanziatori tra cui Bill Clinton e George Soros, ma anche marchi molto più commerciali, come L’Oreal e Ikea.
La lotta per tentare di salvare in extremis un pianeta ormai martoriato dalle azioni egoistiche e consumiste dell’uomo è sacrosanta e giusta, ancora una volta sono le modalità e i portavoce di questa campagna a far sorgere questa perplessità.
Bloccare illecitamente i veicoli nelle zone più trafficate delle grandi città, imbrattare monumenti e opere di grande pregio, costringere i propri concittadini a rinunciare a carne, latte, vestiti ed autoveicoli, forse non è la strada più auspicabile.
Soprattutto, i sostenitori di una condotta esistenziale francescana, saranno disposti, loro per primi, a rinunciare a qualunque tipo di agio pur di salvaguardare l’ambiente?
A tal proposito, vorremo ricordare che, giusto qualche giorno fa, un’influencer ha finto di raccogliere i rifiuti su una spiaggia di Bali per poter postare un contenuto social da migliaia di like, ma una volta che si è spenta la camera del cellulare, il sacchetto dei rifiuti è rimasto abbandonato sulla spiaggia, mentre la ragazza stava già cercando gli hashtag più adatti a dare visibilità al video.
Peccato che nessun hashtag ci salverà e che come adepti di San Francesco non siamo credibili, alcuni più di altri!
di Susanna Russo