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venerdì, 15 Novembre, 2024

BEPPE MAMBRETTI (ITALIA AL CENTRO): “IL NOSTRO COMPITO OGGI È QUELLO DI RAFFORZARE IL CENTRO DEL CENTRODESTRA”

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Redazione

Con quali motivazioni avete deciso di dare il via al Coordinamento Provinciale Lecchese Italia al centro?
Quando e come avete compreso che era tempo di stabilire una nuova rotta? Quali sono state le delusioni che vi hanno portato ad intraprendere questo nuovo corso? Quali sono adesso i vostri obbiettivi?

«Tutto è iniziato quando, insieme ad un gruppo di amici, ci siamo resi conto che territorialmente, e non solo, vi era una fetta di elettorato non rappresentata, soprattutto dopo le ultime amministrative durante le quali molti elettori si sono rifiutati di scegliere, ma anche se si guarda al dato significativo delle elezioni amministrative del capoluogo di fine 2020, in cui del 40% si era espresso civicamente; nonostante ciò nel nostro territorio sono avvenute spinte, tese ad imbottigliare tutto all’interno del mondo Lega , usando il grimaldello anche di associazioni  parapolitiche dove, per tattica strumentale, si faceva rientrare nel bacino della Lega ciò che era liberale, o addirittura puramente civico, abbiamo constatato quindi il disagio di tanti amici che volevano far politica senza interesse alcuno, senza per questo essere marchiati in un modello identitario pur sempre impegnativo.
Una volta fallito il nostro tentativo di collaborare con FI, dove è ormai passata la linea di Licia Ronzulli, quindi una fusione nei fatti con la Lega – non voglio essere ingeneroso, ma è l’unica giustificazione che posso dare al rifiuto di costruire una piattaforma politica con il partito Azzurro, se così non fosse non ci sarebbe scusa o motivazione per una dirigenza locale immobile, inetta, senza alcun tipo di iniziativa e senza alcuno spunto moderato- quindi con lo stesso spirito abbiamo dato vita a questo cantiere lecchese rispondendo all’appello del Coordinatore Regionale di Italia al Centro, Guido Della Frera e dell’amico Paolo Romani.»


Qual è il ruolo di Italia al Centro nel panorama geopolitico odierno?

«Queste ultime elezioni ci hanno dimostrato che il centrodestra dei “tre tenori” purtroppo stona con gli egoismi dei due leader e con il ruolo di FI di paggio sul ring. A Como non si è andati al ballottaggio, a Verona la Lega è andata a picco, Forza Italia ha raggiunto il 3% e Fratelli d’Italia mostra i muscoli finendo per assumere il ruolo di un elefante in una cristalleria, nel resto d’Italia, dove si vince, lo si fa grazie a liste civiche e di natura popolare moderata. Il nostro compito oggi è di rafforzare il centro del centrodestra, ed, in particolar modo, è quello di fare chiarezza su cosa si dovrà fare ad elezioni vinte, partendo dalla politica estera, fino ad arrivare alla gestione del PNRR e ai temi più importanti; se non ci dovessero essere queste minime condizioni, per il bene del Paese, procederemo cercando alleanze al Centro, ossia con chi ci sta a proseguire l’agenda Draghi.»


Qual è la sua opinione in merito all’esponente della Lega Giorgetti e in merito agli ultimi tentativi fallimentari di “insurrezione”?

«Non sono abituato ad occuparmi di affari che riguardano le beghe di un altro partito, posso solo affermare che i moderati si aspettavano una sorta di Fiuggi o di Predellino da parte di uno dei due partiti principali della coalizione; certo, dopo l’ennesimo battimani alla Le Pen per aver perso bene le elezioni in Francia, chi vedeva con Giorgetti la possibilità di rimettere in sesto un partito che ambiva a guidare il Paese è rimasto un po’ deluso… d’altronde in politica bisogna avere anche un filo di coraggio, salvo che non ci si accontenti del ruolo di Toto Cutugno (sempre al Festival e sempre secondo).»


Quale invece la sua idea rispetto a Carlo Calenda, che ha appena annunciato un progetto “
che mira ad aggregare le forze liberali, democratiche, repubblicane e europeiste?

«Fino ad ora mi pare che il suo unico obbiettivo sia stato soddisfare il suo ego; ho avuto l’occasione di stare accanto a Stefano Parisi nel ruolo di Coordinatore Nazionale dei circoli di energie per l’Italia, e Calenda me lo ricorda molto. Parisi è una persona competente, è capace ma pieno di sè e non disposto a scendere a patti con nessuno, salvo poi farsi candidare da Tajani alla presidenza della Regione Lazio, alleandosi con tutti quelli a che fino a poco prima denigrava. Ecco, non vorrei, visti i toni e i modi, che Calenda fosse il suo clone a Sinistra. Ovviamente spero si ridimensioni e anche che riveda alcuni punti su cui ha espresso idee assurde, come riguardo la sanità, che vorrebbe totalmente pubblica, e il nucleare come unica soluzione, quando anche la mia nipotina sa che per costruire una centrale ci vogliono ben 10 anni.»


Cosa prevede il suo ruolo di responsabile del terzo settore a livello nazionale? Quali sono i suoi obbiettivi?

«Un tavolo di ascolto serio nei confronti di un settore che rende un servizio impareggiabile al Paese, spesso e volentieri ostacolato e sbeffeggiato più delle imprese. La politica, o strumentalizza questo settore, o lo conosce pochissimo, e penso agli anni in cui migliaia di associazioni sono state lasciate nel limbo, in attesa dei decreti attuativi della legge di riforma del Terzo Settore , per non parlare della spada di Damocle circa l’ipotesi del leghista Rufa, che avrebbe voluto introdurre la possibilità di devolvere il 5 x 1000 alle famiglie delle vittime delle Forze dell’Ordine in servizio: buona nelle intenzioni, ma catastrofica nella sua attuazione. Mi spiego meglio: aiutare le famiglie delle vittime è un dovere, destinare il 5 x 1000 è una scelta.
E ancora, l’ipotesi dell’apertura della Partita Iva per le piccole associazioni che vendevano torte sui sagrati delle chiese. L’obbiettivo è arduo, ma mi accontenterei di dare il mio contributo, frutto dell’ascolto di chi è sul campo, così da evitare errori e conseguenti umiliazioni a gente che incarna realmente lo spirito di questa Nazione.»


Nell’ultimo periodo si è molto discusso riguardo lo Ius Scholae e vi sono state molte polemiche rivolte a chi ha deciso di votare contro. Qual è la sua opinione in merito?

«È questo un altro esempio di come ci sia chi affronta certi temi tramite la politica, e chi con la forza bruta, come è successo per  il Ddl Zan, bandiere sventolate pro o contro che parlano solo alla pancia del Paese, non si confrontano con la realtà. Il risultato di tutto ciò è la disaffezione a tutto ciò che ruota intorno alla politica.
A tal riguardo credo che uno che per più anni frequenta le nostre scuole, parla la nostra lingua e conosce la nostra Costituzione, non possa essere considerato cittadino di serie b o al pari di colui che è sbarcato clandestinamente.»

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