Azzurra Barbuto è una giornalista, scrittrice e pittrice italiana.
Laureata in Scienze Politiche Internazionali, ha collaborato con il quotidiano “Libero”. Collabora con Mediaset come autrice. Nel 2018 ha pubblicato Spegni quel telefono. Galateo per sopravvivere in Italia. Nel 2011 Ali di burro, a breve uscirà il suo ultimo libro Un cuore e una capanna.
È candidata nella lista di Fratelli d’Italia alle prossime Regionali in Lombardia.
Lei è una giornalista, scrittrice e pittrice. Da qualche settimana è iniziata anche la sua carriera politica, da dove nasce l’esigenza di intraprendere questo nuovo percorso?
<< Non è propriamente un’esigenza. Sicuramente è un desiderio che ho sempre avuto, sono da sempre interessata alla politica e quando ero più piccola avevo il sogno di “migliorare il mondo”. Chiaramente ora non penso di entrare in politica per migliorare il mondo, ma credo di poter dare un mio contributo alla società e di potermi battere per difendere i diritti dei più deboli, quello che poi è anche il mestiere del giornalista. Anzi, io vedo proprio un filo conduttore tra l’attività giornalistica e quella politica.>>
In uno dei suoi post pubblicati sui social ha dichiarato che le promesse politiche non le sono mai piaciute, le chiedo quindi: qual è il suo progetto politico, se ne ha uno?
<<Sicuramente ho delle proposte, delle idee, di cui ho già iniziato ad accennare qualcosa. Una questione a cui tengo particolarmente riguarda i parcheggi, a Milano così come nelle altre province. Ormai le linee tacciate sull’asfalto sono solo gialle o blu, quindi quelle che delimitano i parcheggi per i residenti e quelli a pagamento. Mi capita spesso di parlare con la gente e questo è un problema che mi riportano in molti. Un lavoratore che si reca sul posto di lavoro tutte le mattine, non può permettersi di pagare quotidianamente il parcheggio. Bisognerebbe concedere ai lavoratori la possibilità di utilizzare le strisce gialle, così da sostenerli e tutelarli.
Un’altra questione che mi sta particolarmente a cuore riguarda il Tribunale di Milano. Mi piacerebbe che i cittadini milanesi avessero la possibilità di visitarlo attraverso delle visite guidate. Il Palazzo di Giustizia di Milano è ricco di opere d’arte di grande valore che costituiscono un patrimonio culturale e i cittadini devono poterne godere. Io ho avuto occasione di scoprire i tesori custoditi dal tribunale ed è qualcosa di impressionante. Tra l’altro, questa potrebbe anche essere un’opportunità per creare nuovi posti di lavoro.
Infine, le visite guidate sarebbero a pagamento, soldi che andrebbero a sostegno della cultura.
In generale, penso che sia assurdo che in un Paese, culla delle arti, venga trascurata la cultura.
E’ necessario fare qualcosa per valorizzare quelle che sono le nostre radici, ma anche per promuovere l’arte contemporanea, spesso non compresa e svalutata>>
Torniamo indietro per un momento, ai tempi in cui ancora scriveva per Libero. I suoi articoli sono spesso e volentieri finiti nell’occhio del ciclone, generando non poche polemiche. Secondo lei questo dipende anche dal fatto che lei sia una donna, una giornalista, e adesso anche un politico, di destra?
<<Io penso che molte persone decidano di schierarsi a sinistra perché questo rende più facile la vita. Rende più facile lavorare ed essere accettato e spiana la strada, soprattutto nel campo dell’arte. Essere schierati a sinistra significa essere automaticamente riconosciuti come cittadini più buoni, più giusti, più equi, ma non è così.
Io riscontro spesso, soprattutto nelle persone che si definiscono “democratiche”, una grande presunzione. Un’ingiuria rivolta ad una donna di destra è considerata quasi “normale”, se viene appena “toccata” una donna di sinistra, si scatena l’inferno.
Una donna di destra è inammissibile, viene subito etichettata come “maschilista”, basti pensare a quello che è successo a Giorgia Meloni. Parliamo poi di una sinistra, femminista per definizione, che ha tra le sue file pochissime donne.
La sinistra non è “buona”, è “buonista”, in tutti gli ambiti, anche in uno di quelli più trattati quale l’immigrazione, ormai il “business dell’accoglienza” è sotto gli occhi di tutti.>>
Ha raccontato di avere un legame talmente forte con Milano, e quindi la Lombardia, che fatica ad allontanarsi dalla città in cui vive da ormai dieci anni anche solo per pochi giorni? Come si spiega ciò?
<<Mi riconosco in ciò che sta alla base della milanesità, nei principi su cui si fonda questa città, fissati su carta anche da Alessandro Manzoni. A Milano ho sperimentato per la prima volta la libertà ed anche una profonda e duratura felicità. Milano è bella sempre, anche in estate quando è vuota, anzi, forse lo è ancora di più. Non c’è momento in cui la nostra città rinunci alla sua bellezza.>>
Candidata alle Regionali nella lista di Fratelli d’Italia, a capo di questa lista vi è Vittorio Feltri. Avete sempre vissuto pubblicamente la profonda amicizia che vi lega. Come risponde a chi sostiene che i suoi successi siano merito di Feltri?
<<In un certo senso, chi lo sostiene ha ragione. Vittorio mi ha permesso una crescita professionale, personale e spirituale, mi ha consigliato libri che sono stati fondamentali per la mia formazione. Ho attinto molto da lui, anche e soprattutto a livello umano, è un uomo che ha molto da dare. Non ha avuto una vita facile, si è rimboccato le maniche, con umiltà e dedizione è diventato l’uomo che oggi tutti quanti conosciamo. Vittorio mi ha aiutato a sviluppare ed affinare la mia inclinazione ad esprimere sempre ciò che penso con coraggio e fierezza. Siamo anime affini e la sua vicinanza mi ha permesso di realizzare completamente quello che sono.
E’ l’aiuto pratico che invece non ho mai ricevuto da parte sua. Se fossi stata raccomandata da Vittorio, non sarei mai stata allontanata dal giornale per cui lavoravo, mai sarei finita a combattere contro Libero in un’aula di tribunale, infine, avrei già trovato un altro lavoro. Io ho sempre preferito agire di testa mia. Vittorio Feltri non ha nulla a che fare nemmeno con la mia candidatura, è stata Daniela Santanchè a sostenerla, utilizzando anche parole commoventi nei miei confronti, dicendosi orgogliosa della mia candidatura, descrivendomi come una donna ed una giornalista di valore. Apprezzo davvero molto il suo sostegno.>>
Concludiamo parlando del suo ultimo libro, che uscirà a breve: Un cuore e una capanna. Qual è il suo rapporto con la solitudine, e quale quello con la popolarità?
<<Non penso di avere popolarità, la solitudine, invece, non è qualcosa che mi spaventa, ma qualcosa di cui sento l’esigenza. Come dice Vittorio: “la solitudine è una benedizione quando sei tu a volerla, è una maledizione quando non dipende da una tua scelta”.>>
di Susanna Russo