di Martina Grandori
Un ottimismo testardo ma illuminato quello di Christiana Figures, una delle donne più influenti quando si parla di ambiente e di politica internazionale, artefice nel 2015 dello storico trattato di Parigi, primo accordo universale e giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici, da cui Donald Trump uscì. Quando si parla di ambiente, inevitabilmente si parla di futuro, metterlo in pericolo vale a dire mettere in discussione la sopravvivenza dell’uomo. Purtroppo dalla rivoluzione industriale, l’uomo ha incessantemente causato danni ai sistemi naturali. La cocciutaggine umana nell’utilizzo di combustibili fossili e una costante opera di deforestazione hanno portato a quei cambiamenti climatici per cui Greta Thunberg ha mobilitato tutti quei giovani un tempo addormentati, oggi attivisti consapevoli su quella che è la situazione. Ma secondo Christiana Figures, possiamo sopravvivere a questa crisi climatica, lo racconta insieme a Tom Rivett-Carnac nel libro manifesto appena tradotto in italiano Scegliere il futuro. Affrontare la crisi climatica con ostinato ottimismo (ediz.Tlon), dove in buona sostanza dicono che non è un’utopia migliorare le condizioni della Terra, a patto di una concreta determinazione nel cambiare le nostre abitudini di vita poco green.
I due autori prospettano due scenari per il 2050. Nel primo, dal sapore apocalittico, si descrive quale potrebbe essere la situazione se i 55 Stati che hanno sottoscritto il trattato di Parigi, non dovessero rispettare gli accordi. Il secondo scenario è più roseo e rassicurante perché si parte dal presupposto che dal 2020 i Paesi aderenti abbiano dimezzato le emissioni di CO2 ogni decennio. Ora siamo nel pieno dell’incertezza per via della Pandemia, ma dobbiamo fare uno sforzo in più per migliorare il futuro. Per questo occorre l’ottimismo e un obiettivo, una direzione positiva da seguire affinché tutti gli sforzi quotidiani abbiano un fine e a lungo termine un risultato.
Non ha senso dire che è un affare di stato affrontare i cambiamenti climatici, che è colpa dei governi e delle aziende se le cose non funzionano, questa è una missione che riguarda tutti e in tutto il mondo, anche la finanza dovrebbe investire di più sul futuro del Pianeta, la relazione fra crisi climatica e e stabilità economica è un dato di fatto.
Forza di volontà, resilienza e un ottimismo testardo sono le chiavi per il futuro.