A Varenna, il caso di una signora che convive con polveri sottili fino a 4 volte superiori il limite massimo consentito.
Secondo uno studio di ENEA, il 99% delle emissioni di particolato è dovuto alla combustione di biomasse legnose, incluso quello che nell’immaginario collettivo, fino a qualche tempo fa, era considerata una risorsa ecologica: il pellet.
Il Royal Institute of International Affair lo ritiene addirittura più inquinante del carbone.
Il motivo è semplice. Per rispondere a una domanda sempre più forte, gli alberi utilizzati per ricavare il pellet vengono tagliati prima ancora che arrivino alla giusta maturità e, quindi, prima ancora che assorbano quel quantitativo di Co2 utile a bilanciare nella combustione le emissioni prodotte.
Secondo dati ARPA Lombardia, inoltre, la combustione di legna e similari ricopre addirittura il primo posto nella graduatoria delle fonti di smog.
Le polveri sottili Pm10 e Pm2,5 stanno a indicare quel materiale particolato presente nell’atmosfera sottoforma di particelle microscopiche e sono considerate cancerogene per via delle loro dimensioni, in grado di penetrare l’apparato respiratorio umano col rischio di danneggiare addirittura gli alveoli polmonari, tanto che, stando a una ricerca del progetto Viass del Centro controllo malattie del Ministero della Salute, si registrano circa 30.000 decessi l’anno, pari al 7% di tutti i decessi.
In un’epoca in cui si parla tanto di blocco auto anti smog e di sensibilizzazione al corretto utilizzo delle classiche caldaie a metano, maggiore attenzione andrebbe pertanto dedicata anche al pellet e alle stufe utilizzate negli appartamenti.
Se quindi la combustione di biomasse rappresenta un problema comune, c’è chi è costretto a conviverci a diretto contatto.
Varenna è considerato uno dei borghi suggestivi più belli d’Italia, da visitare con lentezza ammirando i riflessi dell’acqua e le colorate facciate delle case .
Qui vive Ferruccia, un’energica signora che da anni denuncia un problema che ha cambiato la sua vita. Esattamente dal 2015, ovvero da quando è iniziato il suo calvario.
Con un rilevatore di polveri sottili come soprammobile, Ferruccia inizia a raccontare di quella polvera nera che, nel tempo, ricopriva e intaccava muri, arredamenti, serramenti, vetri, tendaggi e capi di abbigliamento. ” Nonostante l’accurata e quotidiana pulizia, con il passare dei mesi, alla polvere nera si aggiungeva quella che penetrava ogni qualvolta aprivo le finestre di casa per il ricircolo dell’aria e, di conseguenza, la sostanza si faceva sempre più spessa, tanto che nel bagno e in cucina, a causa della condensa, diveniva una vera e propria palta”.
Ferruccia inizia così il suo racconto e ricorda di quando la figlia in dolce attesa e i suoi nipotini, iniziavano a manifestare frequenti ed energiche contrazioni inspiratorie, tossi violente e raffreddori, con produzione di catarro nero. L’estate successiva il fenomeno spariva per poi ripresentarsi nell’inverno 2016, periodo in cui i Vigili del Fuoco, interpellati da Ferruccia, davano un nome alla polvere nera.
Si trattava di fuliggine di origine carboniosa, confermato anche dalle analisi chimiche effettuate su un campione prelevato da Ferruccia che, nel frattempo, si era rivolta a un rappresentante legale a un team di tecnici ingegneri. ” Mi sentivo abbandonata dalle Istituzioni e per questo motivo mi sono avvalsa di specialisti e avvocati. Abbiamo interpellato l’ARPA, l’ASL e il Comune di Varenna, da cui, peraltro, non ho riscontrato quell’attenzione che ogni cittadino, dalla situazione delicata come la mia, dovrebbe ricevere “.
C’è qualcosa, vicino alla casa di Ferruccia, che brucia e produce Pm10. Le polveri sottili cancerogene se le ritrova in casa e, a meno che non voglia respirare queste dannose particelle microscopiche, si vede costretta a girare in mascherina.
Per intendere la gravità della situazione, la quantità di polveri sottili tra le sue mura domestiche, determinerebbero un blocco immediato del traffico veicolare, essendo superiore di quasi 4 volte la quantità massima ammissibile secondo le normative vigenti.
Nel mentre, nuove analisi sono state effettuate e nuovi dati di laboratorio sono tra le sue mani. Dati che confermano anche la provenienza dall’esterno della fuliggine ed è per questo motivo che Ferruccia richiede l’intervento delle Istituzioni – “Non posso continuare a vivere in un ambiente così insalubre e dannoso. Ciò che chiedo è semplicemente vicinanza e supporto da parte delle Istituzioni. Che si accerti la causa del problema e che si effettuino i dovuti controlli sulle stufe a pellet. Stufe che sappiamo per certo essere utilizzati nelle immediate vicinanze e altre eventuali fonti di riscaldamento “.
Il quinto inverno, intanto, è oramai arrivato.
Insieme a un provvedimento regionale con il quale dal 1 Ottobre di quest’anno si regolano restrizioni per i generatori di calore a biomassa legnosa e a pellet nell’ambito delle nuove misure per il miglioramento della qualità dell’aria ( D.g.r. 18 settembre 2017 – n. X/7095 ). A conferma della criticità effettivamente riscontrata su questa tematica il portale di Regione Lombardia dedica oltretutto anche una scheda informativa.
E per i proprietari dei camini presenti nelle case, sappiano che in Lombardia ci sono sanzioni fino a 5.000,00 € secondo quanto indicato da una normativa vigente che prevede:
- Classificazione tramite rendimento e potenza, poiché considerati impianti termici che bruciano biomassa legnosa ( pellet quindi incluso );
- dotazione di libretto di manutenzione;
- controllo periodico a seconda della potenza nominale, con un rilascio di un report che certifica il buon esito della verifica da parte di un tecnico necessariamente iscritto al CURIT ( Catasto unico Regionale Impianti Termici );
- pulizia biennale delle canne fumarie;
- divieto di utilizzo di apparecchi adibiti a riscaldamento domestico alimentati a biomassa legnosa nel periodo dal 15 Ottobre al 15 Aprile ( nel caso in cui vi siano altre tipologie di impianti termici destinati al riscaldamento con combustibili ammessi ) per tutti i comuni al di sotto dei 300 m.s.l.m., nel caso in cui siano camini o stufe aperti o chiusi se di rendimento inferiore al 63%.