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giovedì, 17 Ottobre, 2024

ASSOLTO CLAUDIO SCAJOLA. Sulla compravendita della celebre casa al Colosseo. L'ex ministro in lacrime: "Ho sempre detto la verità"

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L’ex ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, è stato assolto in merito alla vicenda della compravendita della casa al Colosseo. Il giudice ha infatti stabilito che il fatto non costituisce reato. Alla lettura della sentenza in aula a Roma, l’ex ministro è scoppiato in lacrime. Prosciolto anche Diego Anemone per la prescrizione del reato nell’ambito del processo sulla compravendita. L’imprenditore era accusato di finanziamento illecito. 

“Ho sempre detto la verità. Questo processo non doveva neanche cominciare perché era tutto prescritto: la decisione del giudice di assolvermi assume ancora maggior valore”. Così Scajola al telefono con Silvio Berlusconi subito dopo essere stato assolto.

“Tre anni e 9 mesi di sofferenza che nessuno mi restituirà più”, ha poi commentato. “Mi sono dimesso da ministro perché mi sono reso conto che qualsiasi cosa dicessi per difendermi non risultava credibile, anche se era la verità. Ho preferito fermarmi e aspettare perché mi attaccavano da tutte le parti”, ha aggiunto. “Ho sempre rispettato la magistratura – ha sottolineato Scajola – ma, come ho scritto questa mattina in un sms a mia moglie, la verità prima o poi viene sempre fuori”.

“Meglio di così non poteva andare anche perché la prescrizione copriva questa vicenda. Ma l’assoluzione nel merito evidenzia una innocenza che noi abbiamo affermato sempre come evidente”. E’ il commento che l’avvocato Giorgio Perroni, difensore di Scajola, sull’assoluzione pronunciata dal giudice monocratico di Roma. “E’ evidente – ha continuato il penalista – che il nostro assistito sia stato distrutto. Questa sentenza contribuisce ad una riabilitazione agli occhi di tutti”. In sede di discussione il legale aveva sottolineato: “Questa storia ha cancellato Scajola dalla vita politica italiana. Oggi non è più nessuno. In questa storia non c’è nessuna prova diretta della sua colpevolezza”.

La Critica

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