di Gabriele Rizza
E da ultimi abbiamo gli assistenti civici. La nuova task force “popolare” di sessantamila volontari voluta dal Ministro per gli affari regionali Francesco Boccia e dall’ANCI, presieduta dal sindaco sceriffo Antonio Decaro. Non sono ancora esplicate con chiarezza le modalità di reclutamento degli assistenti, saranno sicuramente arruolati inoccupati e percettori del reddito di cittadinanza e degli altri ammortizzatori sociali e quanto pare non riceveranno compensi. Il compito dei volontari facenti parte della Protezione civile sarà quello di contrastare con garbo e sorriso gli assembramenti, la troppa socialità della movida e il rispetto delle norme da parte dei ristoratori. Non potranno fare multe ma solo avvertire le forze dell’ordine in caso di necessità.
Opinionisti e oppositori l’hanno definita polizia politica o provvedimento orwelliano. Una nuova forma di controllo governativo sui cittadini vestita da scienza che domani potrebbe essere usata per altri scopi non sanitari, come bavaglio educativo in nome del politicamente corretto fatto non più con divise e manganello ma con casacca e sorriso. Per quanto questa ipotesi possa avere un fondo di verità e offrire spunti di riflessione, prenderla come fondamento della costituzione di questa “simpatica armata” è sopravvalutare la capacità e la strategia delle menti che compongono questo governo.
Semmai non è altro che un’ulteriore mossa disperata e senza senso dell’errore a monte di governanti e amministratori: non aver speso il tempo della Fase 1 per preparare la Fase 2. Quindi anche organizzare l’accesso alle piazze e alle spiagge più frequentate dai cittadini. Perché – chissà se a Palazzo Chigi ci avevano pensato – in Italia maggio è un bel mese e, dopo tre mesi chiusi in casa, i cittadini hanno il diritto di riassaporare quelle piccole dosi di libertà, come una birra all’aperto in compagnia. Non solo nessuna misura di sicurezza è stata espressamente applicata: dal 14 maggio il governo è passato dal delegare alla scienza a delegare alle Regioni che, a loro volta, salvo alcune eccezioni, non potendo delegare a nessun altro non hanno deciso una strategia chiara per la Fase 2. E nel non decidere, organizzare e guidare hanno dato la colpa ancora una volta ai cittadini e alla loro movida. Che poi movida non è nient’altro che pura e sacrosanta socialità. Senza vizi e capricci come il mainstream ci sta facendo credere. E se ci sono stati assembramenti pericolosi è perché Sindaci e governatori che durante il lockdown andavano a caccia di runner, quegli assembramenti li hanno permessi senza contingentare gli ingressi nelle piazze e nelle vie più quotidianamente affollate. E poi diciamolo: vi immaginate i fantastici sindaci sceriffi urlare alla folla di tornare a casa come si sono divertiti a fare nei mesi di serrata? No, perché è sempre più facile prendersela a marzo con il vecchietto che porta a spasso il cane.
E quel che alla fine resta e si mostra è una cosa sola: in assenza di responsabilità politica questo sistema si è retto interamente sulla colpa, la paura e la divisione. Appena la paura scema e nel primo weekend libero giovani e adulti raggiungono le località di mare per i servi di regime la libertà si chiama follia. E se la libertà si fa passare per follia ecco che si torna alla caccia all’untore e all’astio tra i cittadini. Tutto mentre il governo va a Berlino come se andasse a Canossa e mentre i lavoratori muoiono di fame. Ma se la paura è superiore alla libertà e alla presa di coscienza del disastro sociale, tutto passa in sordina e i cittadini si fanno ancora più atomi rancorosi e sempre meno popolo.
Ora arrivano le casacche dei volontari con garbo e sorriso a rinnovare paura. Perché la tanto temuta seconda ondata dovrà essere necessariamente colpa dei cittadini, mai del governo dei governatori.