di Gabriele Rizza
“Oggi un’Italia senza figli è un’Italia che non ha posto per il futuro, è un’Italia che lentamente finisce di esistere, per il governo questo è un impegno prioritario“, lo ha detto Mario Draghi agli Stati generali della Natalità in presenza Papa Francesco. Dopo anni di politicamente corretto e di spazio dato a proposte fuori dalla realtà, come quella di Roberto Saviano, secondo cui occorre “importare” un milione di immigrati per risolvere la riduzione della popolazione al Sud, come se non contassero una programmazione economica seria, la creazione di posti di lavoro per i giovani e un sostegno dello Stato verso chi i figli vorrebbe averli. La soluzione per questi soloni è approfittare delle disgrazie africane e quindi strappare i figli dalla loro terra per popolare il sud. Le dichiarazioni del Premier appaiono finalmente “fuori dal coro mainstream” per quanto semplici, ma in Italia anche la normalità politica è sempre più un’eccezione. La sinistra liberal la vede come una sorta di razzismo, di retrogrado attaccamento ai confini, invece sostenere la natalità è una questione sociale, di difesa dei più deboli, specie all’epoca dell’impoverimento dalla classe media e bassa: avere figli non è un diritto, ma lo Stato, in un’ottica di continuità e difesa della società, deve disporre strumenti economici e servizi, perché avere o non avere figli non deve essere una scelta legata solo alle possibilità economiche. Sarebbe un darwinismo sociale, quale del resto è l’attuale modello capitalistico, dove la multinazionale soppianta i governi e i piccoli produttori.
L’assegno universale, al via dal 2022, va quindi nella direzione giusta. Le detrazioni fiscali per i figli a carico saranno eliminate e sostituite da un assegno burocraticamente efficace e snello, e andrà anche agli autonomi e agli incapienti, i più svantaggiati dal sistema attuale. Sarà legato all’Isee e varrà fino al ventunesimo anno di ciascun figlio. La somma totale, secondo Draghi, sarà però più consistente, sono previsti 6 miliardi in più, per un assegno medio di 161 euro mensile per figlio, fino ad un massimo di 250. Sarebbe però una rivoluzione alzare la posta in palio rendendo ancora più sostanzioso l’assegno, perché oltre a spingere l’economia e quindi i consumi, molte famiglie potrebbero permettersi di sostenere di più il percorso educativo e formativo dei propri bambini.
Oltre l’assegno è ora che l’Italia si prepari a rendere per la gran parte gratuiti gli asili nido, estendendo l’apertura fino alle 18:00, se non alle 20:00, sarebbe peraltro una misura più femminista delle parole spese dal femminismo da salotto. Torni poi un concetto sociale, riconosciuto dalla Costituzione: la casa è un diritto. L’indottrinamento liberista ha voluto portare la popolazione a parlare di tassazione per chi ha più case, dimenticando chi non può permettersi nemmeno un affitto, come le giovani coppie e le ragazze madri.