di Mario Alberto Marchi
La politica economica è fatta di visione, ma le visione è distorta se non si fonda sull’economia pura, che è fatta di numeri.
Così, quando si parla di progettare la ripresa dalla crisi covid, è bene andarsi prima a ripassare quel che sta accadendo davvero, in qualche settore chiave. Ad esempio, la piccola impresa e segnatamente l’artigianato.
L’ultimo studio che fotografa la condizione attuale è del Centro Studi di CNA nazionale. Una piccola impresa su quattro teme di chiudere nel 2021. Il 40% degli imprenditori ritiene che nel 2021 non tornerà ai livelli precedenti, il 27% teme di cessare l’attività nei prossimi mesi, il 24% crede di riuscire a recuperare nel corso dell’anno le perdite accumulate l’anno scorso, e solo il 9% prevede un incremento rispetto ai risultati pre-covid.
I timori sul futuro variano in base al settore. Le attività che più temono la chiusura sono quelle del turismo, artigianato artistico, trasporto, servizi alla persona. Leggermente meno cupe le previsioni di quanti operano nei servizi alle imprese, nella manifattura, ma più che fiducia in una vera ripresa, si fa affidamento sui sostegni economici.
Un parametro per capire l’entità della crisi è proprio la rilevanza dei sostegni erogati sotto varie forme nel corso del 2020; il Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato ha distribuito quasi due miliardi per oltre 200mila imprese
Quello dell’artigianato e della piccola impresa in generale è un settore che non si è mai seduto sugli allori, costituito da imprenditori che non hanno mai avuto timore di esporsi per dare sempre nuovo slancio all’attività, accedendo a prestiti e aprendo mutui.
Ebbene, per capire quanto la condizione sia grave, è utile considerare che le domande di adesione alle moratorie su prestiti sono ad oggi oltre 2,7 milioni, per un valore di circa 300 miliardi, e superano quota 126 miliardi le richieste di garanzia per i nuovi finanziamenti bancari per le micro, piccole e medie imprese presentati al Fondo di Garanzia per le Pmi.
In queste condizioni, ci sia aggrappa a qualsiasi salvagente. Il brutto è quando il salvagente è bucato.
In Calabria – ad esempio – la Regione da tempo ha attivato un contributo a fondo perduto. Si tratta di copertura per investimenti realizzati dietro finanziamenti bancari, quindi già con un vincolo stretto, ma – qui viene il bello – ci sono artigiani che lo aspettano da un anno, mentre da legge regionale dovrebbe essere erogato in 60 giorni.
Tanto si sa, l’artigiano è uno abituato ad arrangiarsi.