di Mario Alberto Marchi
I pasticci non finiscono mai. Quando si tratta di andare in soccorso alle imprese messe in ginocchio dal Covid, sembra che la politica, per qualche strano motivo, non riesca mai ad elaborare provvedimenti che da qualche parte non zoppichino almeno un poco.
Parlando di una delle categoria più danneggiate, quella degli artigiani, il governo Conte 2 non si era proprio distinto per lucidità, ricorrendo al sistema bislacco dei codici Ateco: ad esempio, nell’edilizia, a fronte di un terzo delle imprese con una perdita media del 26% del fatturato, un altro terzo risultava averlo aumentato del 23%, ma a tutte sarebbe andato il medesimo sostegno.
C’era poi la questione dell’arco temporale di riferimento: il “decreto ristori” dello scorso anno, che con tutta probabilità sarebbe stato replicato nelle sue linee essenziali anche nell’anno corrente, considerava la perdita di fatturato relativa al bimestre gennaio-febbraio, rispetto allo stesso periodo precedente: una scelta bizzarra, visto che nei rimanenti dieci mesi dell’anno poteva essere accaduto di tutto.
Ora, il nuovo Governo sembra avere idee più chiare, ma non ancora del tutto ed inciampa ancora su un dettaglio perfino banale: la previsione degli indennizzi per le imprese che abbiano registrato un calo di fatturato di almeno il 33% rispetto al 2019. Una soglia altissima, che di fatto lascia senza alcun aiuto un esercito di artigiani. A questo punto, val la pena fare un ripasso della situazione, ben fotografata in tutta la sua drammaticità da un recente studio dalla CNA.
Quattro imprese artigiane su cinque sono finite in rosso. L’80,8% delle imprese artigiane della manifattura e dei servizi ha chiuso i conti 2020 in perdita, con un calo medio del fatturato pari al 27,2%. Nella manifattura, il 78,1% delle imprese ha chiuso con una riduzione media del 26,2%. Nell’abbigliamento/tessile/pelletteria, le imprese in perdita hanno toccato il livello dell’85,8%, con un calo medio del 31,7% del fatturato. Nelle produzioni per il tempo libero e lo sport l’85,7% e il -32,4%. Nel settore dei servizi, la situazione è ancora peggiore ancora peggiore: l’86,4% delle imprese ha accusato una perdita media di fatturato del 28,4%: parliamo quindi, ad esempio, di quasi 9 parrucchieri su 10, che però essendo di un 5% sotto la soglia di accesso ai sostegni, rimarrebbero completamente esclusi dal nuovo decreto.
Ora, tutti noi ci rendiamo conto che così come si fanno le nozze con i fichi secchi, non si fanno nemmeno gli indennizzi con le casse dello stato vuote, ma in qualche modo si deve provvedere o si rischia di risvegliarsi dall’incubo della pandemia per ritrovarsi in quello delle serrande abbassate. Che non verranno rialzate mai più.