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lunedì, 23 Dicembre, 2024

AREA C: QUALI ALTERNATIVE REALMENTE ECOLOGICHE? Scienza e buon senso offrono alternative

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Sorpresa!! Ieri abbiamo pubblicato la notizia che il nostro esimio ed illuminato Sindaco, noto esperto,  con tutta la Giunta, in lotta all’inquinamento, dopo aver spacciato per anni l’Area “C” coma la panacea di tutti i mali, per combatterlo, ha scoperto, (toh, che combinazione!) che il problema vero per Milano, per l’inquinamento atmosferico  non sono  le auto, bensì i riscaldamenti! 

Conseguentemente, ha invitato i cittadini a ridurre il proprio riscaldamento ed ha dato disposizione perentoria di fare altrettanto negli edifici pubblici del Comune. Siamo curiosi di vedere, se, alla luce di ciò, questa Giunta continuerà a perdersi in fesserie ideologiche oppure comincerà a pensare veramente alla salute dei Milanesi. Questo a riprova che siamo governati da dei luddisti ideologizzati, che vorrebbero trasformare Milano in una ameno luogo bucolico, stile “Mulino Bianco”, ignorando, o facendo finta di ignorare, che Milano è, sia pur acciaccata, in parte grazie a questa Giunta, la capitale economica d’Italia con esigenze ben chiare, (non a loro, evidentemente), per le quali la salute dei cittadini andrebbe sicuramente tutelata, ma senza per questo danneggiare l’economia della città e senza spendere soldi inutilmente, come la prossima pedonalizzazione di Piazza Castello.

Nella mentalità della sinistra, notoriamente attenta alla fasce deboli della popolazione, qualsiasi cosa va pagata e, anziché dare dei contributi tangibili per migliorare la situazione, preferisce imporre un tributo penalizzante per risolvere il problema. Area “C” è un esempio. (Anche se, per onestà intellettuale, grazie a Croci, anche il centrodestra, con maggior misura, nello specifico aveva seguito la medesima strada). Per questa sinistra, tasse e balzelli sono come la luce per le falene: non ne possono fare a meno!

A questo punto, secondo noi, urge fare un po’ di chiarezza. Stando al rapporto redatto da Ispra, in città come Milano, il riscaldamento residenziale è responsabile per almeno il 50% dell’inquinamento atmosferico, per quanto riguarda PM10 e NOx. Senza contare che negli appartamenti la concentrazione degli agenti inquinanti può arrivare a valori anche cento volte superiori a quelli che si rilevano esternamente.

Ora, se usiamo il buon senso, sappiamo che ormai con le auto siamo arrivati alla normativa Euro 5 e la 6 è alle porte, quindi è chiaro che per queste molto è stato fatto per ridurne l’inquinamento, anche se naturalmente si po’ sempre migliorare. Ci chiediamo però: a che normativa siamo con il riscaldamento? Diremmo, a occhio, a Euro 0.

Ora, come si può combattere l’inquinamento atmosferico generato dalle abitazioni? L’intervento principe, ma ahimè piuttosto oneroso, è l’applicazione di un cappotto isolante esterno all’edificio. (Esiste anche la possibilità di applicarne uno all’interno del proprio appartamento, sacrificando però qualche centimetro di spessore di parete). Da solo, è in grado di ridurre i consumi anche di un 40%, con evidenti benefici al portafoglio per i costi di gestione e per l’inquinamento cittadino.

Piccola considerazione: perché allora la nostra Giunta, così attenta, a parole, all’inquinamento, anziché disperdere in mille rivoli il nostro danaro per iniziative che non riguardano i Milanesi, come, a titolo esemplificativo, ma non esaustivo, per gli alberi dell’Africa o per mostre fallimentari  per celebrare amici che hanno appoggiato il Sindaco in campagna elettorale, o ancora in spese generate dai Rom, per definizione nomadi, ma che che ci si ostina a voler rendere stanziali, non si dà un concreto aiuto economico per incoraggiare i cittadini ad applicare questo utile isolamento alle case, con evidenti benefici pure alla economia locale?

Magari, se proprio non si possono erogare appositi fondi, almeno si potrebbe eliminare o, al limite, ridurre la tassazione sugli immobili per i quali viene adottato il succitato intervento. Poi, sicuramente, anche il cambio delle finestre può contribuire, ma da solo non è sufficiente, come si può ben capire se si considera che la maggior parte della superficie dell’edificio esposta all’aria è fatta di muri e non di serramenti.

Anche l’isolamento dei cassonetti, dove sono alloggiate le tapparelle, intervento da poche decine di euro, può contribuire. Consiste nell’iniettare una schiuma  isolante nell’intercapedine o mettendo appositi prodotti pre-formati in polistirolo. Per quanto riguarda i caloriferi, si può fare parecchio per risparmiare ed inquinare meno. Una cosa semplicissima, per nulla onerosa, consiste nel togliere i copri-caloriferi, che sono dannosi dal punto di vista di efficienza termica ed aumentano i consumi.

Un intervento da pochi euro, invece, consiste  nell’applicare una pellicola riflettente termicamente dietro ciascun calorifero, che, come noterete, sono generalmente posizionati perimetralmente alla propria abitazione.  Questa pellicola impedisce di disperdere verso l’esterno il calore. Queste misure sui caloriferi,  possono incidere complessivamente sino ad un 10% di riduzione sui consumi, ma, l’intervento principe è l’applicazione delle termo-valvole e dei contabilizzatori, che, se opportunamente utilizzati, permettono risparmi importanti.

Al 95% vengono proposte al mercato soluzioni che prevedono l’applicazione di una termo-valvola e di un contabilizzatore sul calorifero. Teoricamente, se uno si prendesse la briga di variare le temperature nei vari ambienti del suo appartamento nel corso della giornata a secondo del loro utilizzo, potrebbe ottenere un risparmio valutabile intorno al 10-12%. 

Questa soluzione, tuttavia, non è priva di problemi. Siccome le valvole parzializzano il flusso del liquido di riscaldamento, potrebbe accadere, se l’impianto non è stato ben progettato, che fischino. Inoltre, colpevolmente, gli amministratori di condominio non spiegano che tale intervento è utile al risparmio sul riscaldamento e non è solo un obbligo di legge previsto da Regione Lombardia. 

Conseguentemente, la scelta dei condomini viene fatta quasi sempre unicamente sulla base del prezzo, non considerando che voci importantissime per la buona riuscita dell’impianto, sono corretta progettazione, la scelta di prodotti di marca e non di dubbia provenienza, una installazione accurata, pena, altrimenti, che venga fatta di corsa per stare nei costi con il rischio poi di allagamenti nel proprio appartamento.

Esiste anche un’altra soluzione, più all’avanguardia, che trasforma l’impianto da centralizzato in autonomo, con possibilità di controllo remoto, che misura la temperatura ambiente e non quella del calorifero, che non necessita di contabiizzatore, che usando per le valvole la logica aperto/chiuso non fischia, che permette risparmi dell’ordine del 20-25%, ma che, per contro, richiede un investimento un po’ superiore.

Permette anche di impostare le temperature per tutta la settimana, magari anche con la logica giorno/notte dividendo conseguentemente gli ambienti. Anche qui ci chiediamo come mai il Comune non abbia pensato a qualche forma di agevolazione. qui i risparmi sono certi, in quanto, una volta impostata la temperatura desiderata, l’impianto regola tutto automaticamente.

Se poi un condominio volesse spingersi più avanti ancora, qualora avesse già il cappotto, potrebbe pensare ad arrivare alla eliminazione della caldaia, installando una più efficiente pompa di calore acqua/acqua, oppure, di installare quest’ultima e di tenere la vecchia caldaia come back-up ber le giornate più fredde. Se poi alla pompa di calore venissero abbinati dei pannelli termo-foto-voltaici, a quel punto i costi di gestione si ridurrebbero drasticamente.

In caso di nuova costruzione, a patto di avere un adeguato isolamento termico, che dovrebbe essere la norma in questo caso, si potrebbe realizzare una casa gas-free, grazie all’impiego della summenzionata pompa di calore, abbinata a quei pannelli e a dei pannelli radianti a soffitto che permettono di riscaldare e raffrescare efficientemente gli appartamenti a basse temperature del fluido vettore. Tale soluzione è adottabile, anche per una singola abitazione, in caso di ristrutturazione, distaccandosi al caso dal riscaldamento centralizzato, (se tecnicamente nulla osta), isolandola termicamente. 

E’ chiaro che tutte queste soluzioni, se adottate, possono dare un notevole contributo al proprio portafoglio – con un rientro dell’investimento in pochi anni – ed alla qualità dell’aria, molto di più di quanto possa fare l’Area “C” pisapiana.

Per correttezza, ma anche per dare maggior valore al contenuto di questo articolo, facciamo presente che lo scrivente si occupa professionalmente di risparmio energetico e produzione di energia da fonti rinnovabili.

Fabio Ronchi

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