Una storia straziante quella di Annick, madre 37enne ivoriana, che abitava da anni a Dicomano, un paese fiorentino.
A raccontare la storia della giovane madre è il sindaco del paese, Stefano Passiatore, che a seguito della morte della donna, avvenuta poco prima del raggiungimento del suo sogno, ha deciso di rendere testimonianza della lenta burocrazia italiana.
Annick si trovava in Italia con la sua famiglia, si era stabilita a Dicomano per lavorare, con l’unico obiettivo di ricongiungersi ai suoi due figli in Costa d’Avorio.
Grazie al suo impegno lavorativo era riuscita ad affittare casa e ad arredarla con cura, aveva avviato le procedure per il ricongiungimento, che su carta solitamente richiedono circa 120 giorni, ma in questo caso la burocrazia ha fallito.
Dopo tempi lunghi ed inutili, due donne che conoscevano molto bene Annick e la sua forza d’animo, avevano aiutato la ragazza e, insieme ad un avvocato, erano finalmente riuscite ad ottenere, dopo 12 mesi, il nullaosta per il ricongiungimento con i figli.
Purtroppo però la giovane madre non è comunque riuscita a riabbracciare i suoi figli, è stata infatti sorpresa da un malore dopo sole due settimane dall’ottenimento del nullaosta.
Così, la povera “madre coraggio” è morta sola, senza aver neppure avuto la possibilità di riabbracciare i suoi figli, mentre la sua pratica è ancora in corso in ambasciata.
La vicenda ha provocato forte rabbia e commozione nella comunità fiorentina, che sta pensando di attivarsi per ottenere l’affidamento dei ragazzi. I cittadini denunciano con rabbia il loro malcontento nei riguardi di una burocrazia lenta e inefficiente. E’ infatti impensabile che, per una semplice pratica di ricongiungimento tra madre e figli, si superi anche un anno di attesa, anno nel quale Annick avrebbe potuto vivere con i due ragazzi .
Il Sindaco assicura piena collaborazione attraverso il lancio di una class action contro i disguidi burocratici che mandano in frantumi i sogni di tante mamme che vivono di speranza e che, purtroppo, in alcuni casi drammatici, come quello di Annick, di speranza muoiono.
di Daniela Buonocore