di Martina Grandori
Sono giorni lenti, spesso noiosi, spesso privi di quel ritmo veloce a cui tutti siamo abituati, a cui sono abituate anche la stragrande maggioranza delle coppie.
Fino a un mese fa vivevamo una realtà sfuggente, scattante. Tutti uniti dal comune denominatore che ci vede essere tutti tante cose simultaneamente, corriamo sempre come ghepardi. Complice il nostro ego, che pretende una sorta di riconoscimento e una approvazione di noi stessi in molteplici situazioni, da quelle lavorative, a quelle sociali, a quelle affettive fra le mura di casa.
Siamo viziati, vogliamo tutto senza rinunciare più di tanto a qualcosa, noi stessi siamo un po’ tutto senza essere niente di preciso, e ora il Coronavirus, e quello stare agli arresti domiciliari forzatamente, ha modificato in maniera netta la nostra sfera amorosa.
Da un lato, forse quello di cui si parla di più, ci sono le coppie che scoppiano, le coppie sull’orlo della crisi di nervi.
Il motivo? Banale come l’acqua fredda: non siamo più abituati a condividere spazi e tempo, tanto tempo, insieme. In fondo fino a un mese fa conducevamo tutti una vita intensa, ricca di appuntamenti “solo nostri” – si legga la palestra, il lunch con l’amica, la partita a calcetto la sera, l’aperitivo fino a tarda ora, il weekend in moto con i vecchi compagni di scuola – poi tutto d’un tratto l’Italia diventa lockdown, nessuno può più uscire, la convivenza in casa H24 è la terribile nuova routine, si sta insieme con il partner e i figli, se ci sono, tutto il santo giorno. Una prigione, non casa dolce casa.
Ed ecco allora che emerge il nostro individualismo sfrenato, questo soggettivismo intrinseco che ci rende animali sociali e allo stesso tempo è la firma alla nostra indiscutibile fragilità, Zygmunt Bauman docet, la sua teoria sulla società liquida spiega proprio questo.
In poche parole, contemplare la rinuncia di qualcosa per amore non è il sentimento di maggioranza, fatte ovviamente fortunate eccezioni. Le coppie in questo momento sono frastornate da questa convivenza H24 improvvisa, una sorta di reality dove però non guadagni fama e popolarità e vieni pagato, chi ne fa le spese siamo noi stessi e la nostra coppia.
C’è però una via di uscita: si chiama intelligenza, si chiama tolleranza, si chiama pazienza. Inutile farsi la guerra, scannarsi, rendere queste lunghe, e ancora tante giornate a casa, un incubo. Siate furbi, siate pragmatici e cercate di lavorare su questi aspetti della vostra persona. Con ciò non voglio fare la predicatrice, assolutamente no. Ma scannarsi, mangiarsi vivi non porta a niente di costruttivo. Sappiatelo.
C’è poi il caso contrario, ovvero le coppie che non convivono e si ritrovano tutto ad un tratto ad una lontananza forzata, dove manca sopra ogni cosa l’unione fisica, il contatto epidermico, mancano i baci, manca l’abbraccio, il guardarsi vis-à-vis senza l’ausilio di uno schermo.
Manca quello che semplicemente si chiamano baci e carezze, presupposti fondamentali per una vita a due che il Coronavirus ha messo in crisi. Siamo stati messi tutti in pausa, non si sa fino a quando e questo fa male al cuore innamorato. Le parole devono colmare il vuoto della fisicità, i messaggi diventano sostituti della fisicità che fino ad un mese fa era qualcosa di scontato nell’esistenza di ciascuno di noi. Ecco che il distacco diventa un terribile test, un indicatore della solidità della relazione, la soluzione al test non c’è ancora. Sarà il tempo il giudice.
In entrambi i due macro casi, opposti ça va sans dire, vale però la pena di prendere questo periodo di arresti domiciliari con un pizzico di buon senso.
Costruitevi se non l’avete fatto una piccola routine parafulmine, cercate di rispettare ciascun membro della famiglia ed elevate dalla mera materialità il vostro animo.
Un’impresa, una sfida, un gara più faticosa di una maratona. Ma guardatevi allo specchio, provateci. Almeno se non altro non avrete il rimpianto di essere stati inermi quando tutto questo sarà, in qualche modo, passato. Non lasciate che egoismo, solitudine e paure si impossessino del vostro cuore. Siate voi stessi il vostro primo amore.