di Sara Matteucci
“Il corpo dell’amore” è il titolo di una produzione Rai (ora disponibile su Rai Play ) che fa riflettere.
Un prodotto televisivo avanguardistico che invita ad abbandonare pregiudizi e disinformazione. Quattro puntate dove si racconta il sesso e la disabilità attraverso l’esperienza dei protagonisti, la voce narrante di Enrica Bonaccorti accompagna in questo viaggio intenso e di cui si parla sempre troppo poco.
È una carrellata di più storie, diverse con problematiche e psicologie a loro volta diverse. Giuseppe, anni 25, ha una disabilità motoria che coinvolge l’uso della parola e la fluidità dei movimenti. In passato è stato vittima di bullismo, oggi è un mangia cuori orgogliosamente gay, convinto attivista L.G.B.T e vive il sesso con estremo trasporto. Lui, fra tutti i protagonisti del format, è il più fortunato perché il suo corpo è un’estensione della sua mente.
Valentina, anni 35, assidua frequentatrice del mondo web dove condivide molti dei suoi pensieri perché “almeno lì non ci sono confini”. Il suo carattere è più attivo del suo corpo che la tiene ostaggio su una sedia a rotelle. E’ una provocatrice, sfida gli stereotipi e rivendica con forza e intelligenza la sua sessualità. Non perde occasione per cercare un uomo di cui non si innamorerà mai, come afferma. Vive in un limbo fra un potenziale erotico inespresso e l’impotenza davanti all’ingiustizia del “perché a me”.
Giorgio, anni 30, disabile con sindrome di Williams, vive all’ombra della madre. Passa le sue giornate in centri ricreativi dove svolge laboratori teatrali. Nel buio della sera cala il sipario della sua allegria e si corica nel suo letto, dove da qualche tempo ha iniziato a sfiorare il sesso. La mamma Patrizia, anni 60, è amabilmente non disposta a generare l’amplesso, oramai è decisa nel cercare una prostituta per suo figlio.
L’assistenza a tutte queste persone con disabilità, fra le tante cose, deve tener conto anche del diritto alla sessualità. Si fa spazio la discussione tra l’egemonia etica volta al bisogno e la soggezione giuridica che invoca alla prostituzione. Anna, anni 40, una donna che comunemente definiamo “normale”. E’ protagonista di un progetto sperimentale dell’associazione “LoveGiver” – Comitato Promotore per l’Assistenza Sessuale – è un’operatrice all’emotività, affettività e sessualità ( O.E.A.S ); crea un percorso con Matteo, anni 40, psicologo tetraplegico, accoglie le sue pulsioni e le sublima, senza però arrivare all’atto sessuale completo. La missione virtuosa di Anna comporta talvolta il rovescio della medaglia che si sostanzia nella pretestuosità del suo compagno, poco incline alla comprensione.
Sfuggire da quel che non conosciamo e pensiamo non ci riguardi spesso è la norma, ma il format ci impone un risveglio morale. Finalmente!
Meriterebbe una prima serata con annessa attenzione mediatica, agognata quanto efficace per portare in auge la straziante ingiustizia della privazione del desiderio.
“Il corpo dell’amore” è la genesi televisiva del sesso…che non è mai diverso.