Derive materiali, sono quelle che eccedono le invenzioni del gioco dell’arte, inteso come gioco della pittura, della scultura, del disegno, della fotografia e degli altri media che continuamente si aggiungono, specie quando queste si avvalgono di una libera gestualità, come nella pittura di Ambla Klosi, che garantisce estroversione e temerarietà, anche quando segue una logica dell’indeterminatezza, dell’imprevedibile, che si nasconde negli anfratti della fantasia, veri e propri luoghi segreti del volere e del vedere, accumulazioni, evoluzioni, variazioni.
Il gesto creativo della Klosi, da leggersi sempre come inventivo, nella sua generale indeterminatezza, lavora su queste lunghezze d’onda, dello scomporre metaforicamente e realmente la luce e il colore che ad essa è legato e situare in essi, una serie di concetti astratti, di situazioni informali allusive, il cui significato è dato dalla moltiplicazione delle emozioni, che da esse emanano, come da una fonte visiva, che ha ricevuto sollecitazioni su sollecitazioni, e quindi, a sua volta, dona, quelli che sono gli autentici esercizi di stile collettivo, che vengono dalle componenti aggiuntive delle estroversioni personali, nati dal piacere del fare, del vedere, dell’apparire, di tutta una poematica dello sguardo, che fa dell’invisibile, il proprio luogo di avventura, delle mille interpretazioni possibili e immaginabili, in un continuo divenire, in mimesi di luci e ombre, con un suo incessante fantasticare, tra realistico e virtualistico.
C’è molta volontà di rappresentazione nella pittura corporale di Ambla Klosi, che è intrinseca dello stesso pensiero ed agire umano, che si materializza in un precipitare di frammenti, che vengono da forme e cercano forme, che qui e là vengono intraviste e intuite, tenute insieme da un meccanismo di azioni e reazioni, di dinamiche creative, che possono essere generate, da un quid, da un ineffabile, che via via si materializza e istituisce un codice, da una galassia di emozioni e sensazioni che, invece di rivolgersi al piano enigmatico della memoria solitaria, quindi fini a se stesse, possono diventare proposte innovative, linguisticamente leggere, avvolte in visioni, ora irritanti e teatrali, ora crepuscolari e poetizzanti, segni su segni, sogni su sogni, che vogliono evocare, un universo sui generis, uno straordinario congegno, sagome su sagome di una straordinaria cartografia, fantasiosa e immaginaria, di cui ogni aspetto può essere scrutabile, nelle grandi e nelle piccole linee, come la dilatazione formale di un elaborato marmo barocco, su cui si sono esercitate molte mani e da cui si sono sprigionate molte visioni, in un blocco, sbloccato da mille sfaccettature e pieghevolezze, da cui possono sorgere molti racconti ed evocarsi molte illusioni, proprio perché esse vengono aperte a tante soluzioni, a tutte le soluzioni emotive ed immaginifiche che si voglia, perché è nel loro genio costitutivo, un posto speciale, per sollecitare il desiderio e la passione.
Prof. Pasquale Lettieri
Critico d’arte